Vacanze estive 2022: gli italiani le scelgono ecosostenibili

L’86% degli italiani quest’anno vuole adottare comportamenti rispettosi dell’ambiente anche in vacanza. Più in dettaglio, il 46% preferisce alloggiare in strutture con certificazione di sostenibilità ambientale, il 77% fa attenzione a non disperdere rifiuti nella natura, il 43% raccoglie e smaltisce correttamente i rifiuti che trova dispersi nell’ambiente, e il 41% evita prodotti usa e getta preferendo, ad esempio, la borraccia alle bottigliette di acqua.  Insomma, gli italiani sono sempre più attenti alla sostenibilità, ma potrebbero fare di più. È quanto risulta dal nuovo rapporto Pulsee Luce e Gas Index, l’osservatorio sulle abitudini degli italiani realizzato da Pulsee, brand digitale e green di luce e gas di Axpo Italia, in collaborazione con la società di ricerche di mercato NielsenIQ. 

Si può fare di più 

L’indagine evidenzia però che alcuni comportamenti sono migliorabili. Ad esempio, solo il 28% non si fa cambiare gli asciugamani tutti i giorni in hotel, e risulta contenuta anche l’attenzione verso prodotti cosmetici ecofriendly, come le creme solari che non inquinano i mari e non danneggiano i coralli (18%).
Inoltre, un italiano su due (51%) non raccoglie sabbia, rocce o vegetali locali per portarli a casa come souvenir, un’abitudine ancora radicata. E il 14% degli intervistati ammette di tenere comportamenti meno ecosostenibili in vacanza rispetto alla quotidianità della vita lavorativa.

Mezzi di trasporto: l’auto è la più usata per viaggiare

Il 73% degli italiani va in vacanza in auto, seguita da aereo (23%) e treno (14%), e solo il 2,8% si affida a servizi di mobilità in condivisione, come car sharing o pooling. Ma una volta arrivati a destinazione la situazione cambia radicalmente: oltre il 75% dichiara infatti di muoversi a piedi (57%) o in bici (18,5%). In generale, il 50% degli intervistati afferma che in vacanza fa più attenzione a scegliere alternative sostenibili rispetto a cinque anni fa. Questa sensibilità si declina nel criterio di scelta delle mete, con più dell’88% del campione che ha deciso di trascorrere le vacanze entro i confini nazionali. Il 23,1% addirittura nella regione di residenza.

In difesa dell’ambiente

La paura per il cambiamento climatico è molto alta per il 93% degli italiani, riporta Adnkronos. Tra i fattori di rischio figurano la contaminazione dell’acqua (90%), la perdita della biodiversità (96%), gli eventi meteorologici estremi e i disastri naturali (91%), l’inaridimento dei suoli (90%) e le microplastiche (92%). In aggiunta, secondo il 90% degli intervistati la difesa dell’ambiente dovrebbe essere uno dei valori più importanti in una società moderna e il Paese dovrebbe investire di più in fonti di energia rinnovabili (91%).

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Il bonus psicologo è legge: cos’è e come ottenerlo

Con la pubblicazione sulla gazzetta Ufficiale del 28 giugno, il bonus psicologo è diventato una legge dello Stato. Si tratta di una facilitazione destinata a tutte quelle persone che, “a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica, si trovano in una condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, e che siano nella condizione di beneficiare di un percorso psicoterapeutico”, come riporta Adnkronos. Come ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza “sarà l’Inps a offrire il portale per le prenotazioni e sarà anche il soggetto pagante rispetto ai professionisti che si renderanno disponibili e che l’Ordine nazionale degli psicologi sta coinvolgendo in tutta Italia”. E poi: “Chi ha bisogno di aiuto potrà scegliere liberamente il professionista tra coloro che devono aver aderito all’iniziativa. Il meccanismo immaginato consentirà di accedere al contributo senza oneri o anticipazioni da parte di chi vuole usufruire del bonus”. 

Di cosa si tratta

Questo bonus è un sostegno per avvalersi di consulenze di professionisti in materia di salute mentale, pensato come supporto per curare gli effetti della pandemia sulla psiche. Come si legge su Agenda Digitale, il bonus psicologo sarà assegnato entro tre fasce di reddito Isee che non dovranno superare i 50mila euro. Bisognerà poi spendere il contributo entro 180 giorni dal momento in cui lo si riceve. Chi è interessato alla facilitazione potrà presentare la domanda tramite il portale Inps, la procedura sarà disponibile per minimo sessanta giorni, accreditandosi con Spid, Coe o Cns; in alternativa, si può fare domanda tramite contact center Inps. In fase di presentazione della domanda si valuterà anche se la DSU presentata è valida oppure no, comunicandolo all’utente. L’Inps una volta ottenute le domande e concluso il termine per avanzare le richieste, stilerà una graduatoria su base regionale, a seconda della residenza dei richiedenti. Le domande saranno accolte fino a esaurimento fondi, dando priorità a chi ha reddito più basso.

A quanto ammonta

Come si legge su Studio Cataldi il bonus per l’assistenza psicologica è un contributo pari a 600 euro per ogni cittadino che abbia un reddito inferiore ai 50mila euro annui e abbia la necessità di pagarsi le sedute di psicoterapia. Per i cittadini non ci saranno dunque oneri aggiuntivi o anticipi da pagare. Il bonus si pone l’obiettivo di potenziare l’assistenza per il benessere psicologico individuale e collettivo, anche mediante l’accesso ai servizi di psicologia e psicoterapia in assenza di una diagnosi di disturbi mentali, e per fronteggiare situazioni di disagio psicologico, depressione, ansia, trauma da stress. Particolare riguardo per bambini e adolescenti, soprattutto se appartengono a famiglie in difficoltà economiche. 

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Casa e abitare: verso un nuovo paradigma a prova di sfiducia 

L’indagine Nomisma 2022, Famiglie e Investitori alla prova di un Abitare Arricchito, esplora le condizioni socio economiche e abitative delle famiglie italiane, protagoniste dei cambiamenti epocali che stanno interessando il Paese. In un contesto generale di sfiducia, in cui 10,4 milioni di famiglie dubitano dei propri mezzi economici, 3,4 milioni sono comunque interessate a migliorare la propria condizione abitativa.
“Il tema dell’abitare è di grande rilevanza, ma oggi registriamo una grande difficoltà per l’accesso all’acquisto del bene in sé, e questo sta creando una serie di alternative quasi necessarie, che rendono il tema ancora più complesso – dichiara Adolfo Suarez, Partner Lombardini 22 -. La mancanza di fiducia rilevata dall’indagine Nomisma riflette l’incertezza diffusa e le insicurezze che stanno diventando strutturali, ma alle quali dobbiamo capire che risposta dare”. 

Ruolo del credito e vulnerabilità delle famiglie

“Il ruolo del credito è diventato imprescindibile e ha consentito di coniugare l’aspirazione di miglioramento abitativo con la possibilità reale di acquisto, ma è un canale che oggi rischia di ridurre le proprie dimensioni – spiega Luca Dondi, AD Nomisma -. Il mutuo, che è stato il trampolino per tante famiglie, oggi può diventare uno scoglio”.
Negli ultimi 12 mesi, “circa 880 mila famiglie hanno fatto fatica a pagare il canone di affitto e 330 mila famiglie hanno incontrato difficoltà con la rata del mutuo – aggiunge Marco Marcatili, Responsabile Sviluppo Nomisma -. Vulnerabilità che avranno a che fare non tanto con l’attaccamento alla casa, ma incideranno sul sistema di finanziarizzazione e selezione da parte del credito bancario”. 

Nuove esigenze legate a efficienza energetica, meno a contesto o servizi

Le famiglie che hanno una reale capacità di acquisto sono quelle più giovani, fra 18-34 anni (7,9%) e fra 35-44 anni (8%), che vogliono transitare dall’affitto alla compravendita (8,2%), e che hanno un reddito medio elevato. La domanda si concentra sui comuni capoluogo delle Città metropolitane.
“Siamo di fronte a un interesse abitativo che vede due ondate – ribadisce Marcatili -. Se nella fase pre-pandemica la domanda delle famiglie ricadeva sulla casa e non sull’abitare, oggi la situazione è molto diversa. Se prima le famiglie segnalavano come driver d’acquisto il contesto e i servizi, l’emergenza sanitaria ha mostrato le inadeguatezze di questi comfort”.
I nuovi bisogni sono legati, ad esempio, più all’efficienza energetica o alla ricerca di nuovi spazi interni ed esterni, che possano migliorare le relazioni familiari e conciliare vita e lavoro.

L’abitare diventa “arricchito”

Il concetto di ‘abitare sociale’ non è più adatto ai tempi. “È tempo di un nuovo paradigma: ‘l’abitare arricchito’, capace di guardare a tutte le diverse forme di vulnerabilità”, prosegue Marcatili.
L’abitare arricchito è quindi in realtà “una chiave trasformativa della propria fiducia per migliorare la propria condizione familiare – puntualizza Mercatili -. Non esiste una domanda aggregata pronta per l’uso, ma tante storie familiari da aggregare in maniera sociale di cui i fondi, i soggetti della finanza e il pubblico devono farsi carico”.

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Empowerment femminile in Italia, a che punto siamo?

Come si realizza l’empowerment femminile nelle varie culture del mondo? Fermo restando che quello dell’eguaglianza di genere è un concetto universale, condiviso pressoché globalmente, resta il fatto che si possa esplicare in modi differenti. per scoprire come ciò accade nei vari Paesi, Ipsos ha lanciato Being Woman, un progetto di ricerca realizzato a livello Global, a cui hanno già aderito diversi Paesi, tra cui Cina, US, Francia e Italia. Quattro Paesi analizzati (e altri in arrivo) per descrivere le sfumature culturali e le differenze nella condizione femminile, nella rappresentazione, nelle ambizioni e per rispondere a due domande: cosa vogliono le donne? E cosa possono fare le aziende per ingaggiarle e rappresentarle in maniera vera e meno stereotipata? Lo scorso 28 aprile, in occasione di un appuntamento dedicato, sono stati anticipati i risultati italiani dello studio con l’obiettivo di aiutare l’audience a comprendere la donna attraverso una chiave di lettura diversa, ovvero quella di tipo culturale, che ne plasma il suo ritratto rendendolo così unico da Paese a Paese.

Le donne in Italia

Come precisa l’indagine, il vero empowerment femminile si crea solo quando le tensioni sono risolte ed esiste un allineamento tra tre pilastri principali. Si tratta di risorse sociali, cioè uguale accesso ai giusti asset di potere, quali ad esempio istruzione, indipendenza finanziaria, processo decisionale, lavori, compiti. In seconda battuta, c’è il pilastro dei sentimenti: la sicurezza in se stesse e la possibilità di ridurre il divario tra ciò che desidera e ciò che effettivamente si fa, ma bisogna prestare attenzione alla trappola dell’iper-performance. L’ossessione culturale italiana del ‘fare bella figura’ si riflette anche sulle questioni di genere, infatti, essere all’altezza di tutti i loro innumerevoli compiti è una sfida quotidiana e un sentimento condiviso per le donne italiane. Da qui nasce la trappola dell’iper-performance, che porta a un senso di potenziale frustrazione perpetua dovuta all’imperfezione. In questo senso, rimodellare i modelli aspirazionali è necessario per riuscire ad uscire dalla trappola. Infine, ci sono i comportamenti: la libertà e la capacità di diventare chi si vuole, anche contro le norme sociali, in molti casi sfruttando le tensioni per trovare un percorso di empowerment. 

Finanza e comunicazione

Ci sono altri due aspetti particolarmente interessanti nell’indagine. In primis lo stereotipo secondo cui le donne non sono capaci tanto quanto gli uomini di avere un ruolo attivo e positivo nella gestione delle finanze e, in questo senso, il crescente fenomeno delle Fin-Influencer sui social è la disgregazione di questo stereotipo. Le Fin-Influencer rappresentano quelle donne che hanno scelto di mettere le proprie competenze in ambito economico-finanziario al servizio della loro community online, che diventa sempre più ampia. Pio, c’è alla questione pubblicità/comunicazione: il 78% degli intervistati ritiene che la pubblicità ha il potere di influenzare come le persone si vedono e si percepiscono. La comunicazione è stata parte del problema nella definizione di stereotipi femminili in passato, ma ha l’opportunità di essere parte della soluzione in futuro. In che modo? Rappresentando la vita vera, al di là degli stereotipi.

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Body Positivity, il ruolo degli influencer sui social media

L’influencer è sempre più chiamato a dire la sua con cognizione di causa, poiché esposto in prima persona a un pubblico esigente che chiede serietà e sincerità. Ma qual è il ruolo dell’influencer in merito alla Body Positivity? Ipsos, in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (ONIM), ha realizzato un’indagine focalizzata proprio sul tema della Body Positivity e il ruolo di influencer e creator.

Oggi i social network sono una vera e propria agorà virtuale, dove si discutono i temi più sensibili dell’attualità, e il cosiddetto ‘social change’ e le battaglie di Diversity&Inclusion trovano terreno fertile proprio nel mondo dei like, share, reel. Ma soprattutto attraverso la voce più o meno autorevole di influencer e creator, tanto che nel 2021 il valore del mercato dell’influencer marketing ha raggiunto 270 milioni solo in Italia.

Il luogo elettivo di discussione è sui social network

A differenza di altri topic contemporanei, come la sostenibilità o la lotta all’omotransfobia, dibattuti di frequente anche su media più tradizionali, il tema della Body Positivity trova il suo luogo elettivo di discussione sui social network (87%). Sono soprattutto le donne ad animare il dibattito: il 65% delle intervistate dichiara che la Body Positivity ha un peso rilevante all’interno dell’universo social. La ricerca Ipsos ha però messo in luce una dicotomia. Da un lato, la coscienza sociale accoglie il movimento come una rivoluzione i cui valori sono condivisibili e positivi, dall’altro, la sfera individuale riflette la percezione di sé stessi e del proprio corpo che ancora ambisce alla bellezza stereotipata.

Il tema è delicato e le scelte di comunicazione devono essere etiche

Si tratta di una duplicità che si risolve nell’accettazione del conflitto, dove entrambe le dimensioni possono coesistere ed essere gestite. Il tema è delicato e le scelte di comunicazione da parte di influencer e aziende devono essere il più possibile etiche nel loro stesso interesse. Ma gli influencer sono legittimati a parlare di Body Positivity? Secondo l’80% del campione intervistato (il 90% tra gli appartenenti alla Gen Z) sì, ma a patto che lo facciano nel modo giusto, dimostrando autenticità e coerenza con il loro stile di vita. Pena la perdita di credibilità e la conseguente perdita di follower.

Il brand deve evitare ilBody washing

La genuinità dell’influencer si riverbera anche sulla immagine delle aziende che lo scelgono come ambassador. Anche il brand quindi deve risultare autentico nelle sue scelte evitando un approccio diBody washing. La scelta di un ambassador da parte di un‘azienda è delicata e strategica, soprattutto se si considera che il tema della Body Positivity funge da traino per l’interesse verso altri temi di ambito sociale, e meno su temi commerciali (lifestyle, abbigliamento e accessori, cosmetica).

Con o senza influencer e creator, nella narrazione i brand devono quindi sostenere l’accettazione delle diversità, delle varie tipologie di corpo, spostando il focus dall’accettazione delle imperfezioni all’accettazione/inclusione di tutte le diversità e dell’unicità di ogni persona.

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Oltre la metà degli europei è in sovrappeso

Finalmente una buona notizia per gli italiani: sono i più in forma d’Europa, almeno per quanto riguarda il peso. Lo stabilisce la nuova European Health Survey pubblicata da Eurostar, l’analisi statistica che periodicamente misura lo stato di salute e l’utilizzo dei servizi sanitari dei cittadini dell’UE. L’ultimo documento – riferito alle rilevazione del 2019 – rivela che negli stai membri dell’Ue la media di persone in sovrappeso è di circa il 50%, anche se esistono delle differenze fra Paese e Paese. Si scopre infatti che i maggiori problemi con la bilancia vengono registrati in Croazia e Malta, dove il 65% degli adulti risultava in sovrappeso. Al contrario, le quote più basse sono state registrate in Italia (46%, ovvero i valori migliori d’Europa), Francia (47%) e Lussemburgo (48%). 

Donne più in forma degli uomini 

In generale, sono gli uomini ad avere più problemi legati al peso rispetto alle donne, fenomeno che si presenta in tutti gli stati membri. I divari maggiori sono stati registrati in Lussemburgo (59% degli uomini contro 38% delle donne), Repubblica Ceca (70% contro 51%) e Cipro ( 59% contro 41%).

Una vera epidemia che riguarda un europeo su due

La ricerca di Eurostat ha evidenziato che circa il 45% degli europei adulti ha un peso normale, ma è altissima la percentuale di quelli che hanno chili di troppo: 53%. Di euesti ultimi, il 36% è pre-obeso, il 17%  risulta obeso. Infine, poco meno del 3% della popolazione europea è sottopeso.  Le stime sono state stilate utilizzando come indicatore il BMI, l’indice di massa corporea, che attraverso l’analisi di altezza e peso consente id misurare la percentuale di grasso presente nel corpo.

Più si alza l’età, più aumenta il BMI 

Ad eccezione degli ultrasettantacinquenni, più anziana è la fascia di età, maggiore è la quota di persone in sovrappeso: la quota più bassa si registra tra i 18-24enni (25%), mentre quelli tra i 65 e i 74 anni hanno la quota più alta (66%). Anche il tasso di obesità segue un analogo andamento: tra i 65-74 anni arriva al 22%, contro il 6% dei più giovani. L’analisi mostra infine quanto conti anche il livello socioculturale: la percentuale di persone in sovrappeso diminuisce all’aumentare del livello di istruzione. Mentre la percentuale di europei in sovrappeso è del 59% fra quanti hanno un basso livello di istruzione, si riduce drasticamente al 44% fra quanti hanno un livello di scolarizzazione elevato. Anche i casi più gravi di sovrappeso, ovvero di obesità, seguono il medesimo andamento.

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No al cambiamento climatico, sì all’ambiente: sprazzi di ottimismo nella ricerca mondiale

Il cambiamento climatico minaccia l’umanità, ma non è troppo tardi per combatterlo. Sono questi i dati salienti raccolti da WIN International, l’associazione leader mondiale nelle ricerche di mercato e nei sondaggi che ha pubblicato l’Annual WIN World Survey (WWS – 2020) esplorando le opinioni e le convinzioni di 29.252 persone tra cittadini di 34 Paesi del mondo.

Una consapevolezza più forte in Asia e tra le donne

Vietnam (97%), Corea del Sud (94%), Cile (93%), Indonesia (92%), India, Ecuador e Cina (91%) sono i Paesi in cui la minaccia è più sentita e condivisa dalla popolazione. È interessante notare che circa 8 persone su 10 sono convinte che le loro azioni personali quotidiane possano aiutare a migliorare l’ambiente, una convinzione che sembra più comune tra le donne (83%) rispetto agli uomini (79%). Inoltre, il 54% della popolazione mondiale non crede che sia troppo tardi per fermare il cambiamento climatico, e la quota è aumentata del 6% rispetto al 2019 (48%), il che significa che più persone sono convinte che ci sia ancora tempo per agire contro il cambiamento climatico. Tra le regioni mondiali più ottimiste ci sono le Americhe (61%) e l’Europa (58%), dove la maggioranza delle persone ritiene che sia possibile fare scelte giuste per l’ambiente.

L’importanza delle azioni governative e di quelle individuali

Il 67% della popolazione mondiale ritiene che i veri sforzi in termini di sostenibilità debbano essere fatti dalle aziende e dai governi piuttosto che dai soli individui, con l’India (86%), la Corea del Sud (86%) e la Francia (83%) tra i Paesi in cui le persone concordano maggiormente con questo punto di vista. In linea con la convinzione che le azioni personali possano avere un impatto e che non sia troppo tardi per fermare il cambiamento climatico, il 66% della popolazione mondiale afferma che vorrebbe vivere in modo più sostenibile, anche se scopre che spesso non apporta le necessarie modifiche ai propri comportamenti: tra le persone più pronte ad ammetterlo troviamo i cittadini nella regione APAC e in America, in particolare Paraguay (90%), Corea del Sud (81%), Filippine (77%), India (77 %) e Cile (76%), che sono in cima alla classifica.

La situazione in Italia

In linea con la media mondiale, l’89% degli italiani ritiene che il cambiamento climatico sia una grave minaccia per l’umanità, un dato leggermente più alto rispetto alla media europea che si attesta all’84%. Gli italiani sembrano anche leggermente meno ottimisti del resto dei cittadini europei: il 52% dei nostri connazionali pensa che ci sia ancora tempo per arginare il cambiamento climatico, contro un 57% dei cittadini europei. Ben più alta rispetto alla media mondiale ed europea è invece la quota di italiani che ritiene che le proprie azioni quotidiane possano realmente aiutare a proteggere e preservare l’ambiente e ad arginare il cambiamento climatico: sono 88% gli italiani che lo pensano, mentre si attesta all’80% la media europea e all’81% la media mondiale. La convinzione che le proprie azioni possano avere un impatto importante non va del tutto di pari passo con l’intraprenderle: il 67% degli italiani vorrebbe vivere in modo più sostenibile, ma spesso non sa come cambiare i propri comportamenti per poterlo fare.

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Maturità 2021, troppe verifiche e poco sostegno agli studenti

Quest’anno sembrano essere tanti i docenti che stanno approfittando di queste ultime settimane di lezione in presenza per recuperare compiti in classe e interrogazioni lasciate indietro a causa della Dad. E se mercoledì 16 giugno iniziano gli esami di Maturità 6 studenti su 10 lamentano il fatto che i propri insegnanti si stanno concentrando più sulle valutazioni che sul sostegno alla preparazione dell’esame.  Secondo un sondaggio di Skuola.net i carichi di lavoro sono piuttosto impegnativi: il 65% ritiene la mole di verifiche eccessiva, e un altro 23% la ritiene fattibile, ma senza dubbio intensa. Una situazione che sta creando non pochi grattacapi agli studenti, visto che solo 3 su 4 riescono a ritagliarsi del tempo per ripassare.

Pochi insegnanti disponibili a supportare i ragazzi

Altri studenti sono invece costretti a studiare per recuperare qualche insufficienza di troppo (13%), se non addirittura per tentare di evitare di non essere ammessi alla prova finale (10%). Una ‘rifinitura’ che peraltro spesso deve essere svolta in maniera autonoma: solamente 1 maturando su 4 sta facendo simulazioni di maxi-orale (unica prova dell’esame di quest’anno) con la maggior parte dei professori, un altro 30% deve accontentarsi di qualche docente di buona volontà, mentre il 38% sostiene di essere stato abbandonato al proprio destino. Sono pochi infatti gli insegnanti che si rendono disponibili a supportare i singoli ragazzi. Nella maggior parte dei casi (55%) è veramente difficile trovarne uno disposto a rispondere ai dubbi sull’esame.

Troppo tardi per rimediare alle mancanze sui PCTO   

Quanto alla consegna dell’elaborato c’è chi l’ha praticamente finito, chi ha appena iniziato e chi, addirittura, deve ancora iniziarlo. Stessa cosa per il curriculum dello studente, grande novità di quest’anno. Sebbene la piattaforma del Ministero su cui caricare le informazioni sia attiva dall’inizio di aprile, a oggi solo il 34% l’ha già fatto, e il 41% lo farà più avanti. Gli altri o non hanno nulla da segnalare in aggiunta a quanto riportato dalla scuola (12%) o non erano a conoscenza della sua esistenza (13%). Troppo tardi, invece, per rimediare alle mancanze sui PCTO (l’ex alternanza scuola lavoro): il 19% non ha completato le ore previste per il proprio indirizzo, e il 13% dice di non averle fatte.

A preoccupare di più sono le domande multidisciplinari

Perfino le ipotetiche domande di Educazione civica basate solo sugli argomenti effettivamente trattati stanno agitando i ragazzi: solo il 44% ha tutto ben chiaro, mentre il 40%, pur avendola approfondita a scuola non si sente pronto a rispondere, sempre meglio di quel 16% che non l’ha affrontata quasi per niente. A preoccupare di più però sono le domande multidisciplinari a discrezione dei professori, indicate come nemico numero uno dal 60% dei maturandi. Questa è l’unica porzione del colloquio d’esame totalmente imprevedibile, con il candidato che dovrà essere in grado di sviluppare una trattazione multidisciplinare a partire da uno spunto proposto dalla commissione e svelato solo al momento. In ogni caso, riporta Ansa, solo 1 su 10 teme la scena muta.

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Covid e mobilità, più auto e monopattini

Il quadro della mobilità in Italia è profondamente modificato rispetto agli scorsi anni. La pandemia si è abbattuta sul sistema dei trasporti, e con il Covid gli italiani preferiscono affidarsi all’auto per gli spostamenti, mentre arretra il trasporto pubblico, percepito come pericoloso per il contagio. Quanto ai monopattini, la grande novità di quest’anno, un italiano su due li userebbe, ma mancano ancora regole ferree. È quanto emerge dal 17° Rapporto Audimob sulla Mobilità degli Italiani, realizzato da Isfort in collaborazione con il Cnel e il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, con il contributo scientifico di Agens.

L’automobile consolida la posizione dominante di mercato

L’auto nel 2019 si conferma come il mezzo più utilizzato (+3,5%), che risulta una sorta di protezione che tiene al sicuro dal contagio. Una sicurezza relativa, però. Gli incidenti nel 2019 calano, ma restano comunque alti (172.183, -0,2%), mentre le vittime sono state 3.173 (-4,8%) e i feriti 241.384 (-0,6%), riferisce Askanews. L’auto ha quindi consolidato la posizione dominante di mercato (62,5% di domanda rispetto al 2018), ma anche l’insieme dei trasporti pubblici (dal 9,7% al 10,8%). La paura di contrarre il virus sui mezzi però ha fatto perdere oltre un terzo dello share di mercato e quasi il 50% dei passeggeri.

Il tasso di mobilità sostenibile nel 2019 scende al 35%

Il 2019 poi non è stato un anno positivo per la mobilità “attiva” (a piedi, in bicicletta), che nel suo insieme ha perso quasi 4 punti di share, attestandosi al 24,1%. Si è quindi interrotto un trend positivo decennale per la mobilità dolce, che soprattutto nel 2017 aveva sperimentato una forte accelerazione.

Inoltre, il tasso di mobilità sostenibile nel 2019 è sceso al 35%, un livello più basso di inizio millennio (37,2% nel 2002). Per il 2020 è prevedibile un rialzo dell’indice, per effetto soprattutto della grande crescita delle soluzioni di trasporto senza motore, che tuttavia non supererà la soglia del 40%, confermando così i deboli progressi del trasporto ecologico nel nostro Paese.

I monopattini elettrici sono la grande novità di questi ultimi mesi

E i monopattini? Quasi la metà degli italiani (43%) manifesta un forte interesse verso questo nuovo mezzo di spostamento, ma molti sono preoccupati per la sicurezza: quasi tutti (80%) chiedono regole ferree per il loro utilizzo.

È pur vero che nel frattempo questa modalità sta esplodendo: “I monopattini elettrici sono la grande novità di questi ultimi mesi; in particolare è esplosa l’offerta di servizi di sharing e di veicoli messi a disposizione – evidenzia la ricerca -. Attualmente sono poco più di 40 i servizi attivi (erano appena 12 a dicembre 2019) o di attivazione prevista a breve da parte di 6 operatori in una ventina di città, e per una flotta complessiva di oltre 27mila veicoli, di cui 11mila a Roma e 6mila a Milano”.

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Il nostro sito

Oggi vogliamo presentare il nostro nuovo sito, che vuole raccogliere dati statistici e oggettivi che possano porre delle riflessioni importanti in termini di economia, società e benessere del nostro meraviglioso Paese, in questo periodo alle prese con una terribile pandemia e quanto mai orientato alla solidarietà ed alla lotta verso un nemico invisibile.

Troverete quindi qui, sulle pagine di www.ampezzo.org, una serie di articoli che selezionerò per dare degli spunti di riflessione ai lettori, e perchè no avere anche dei confronti su un forum di prossima apertura.

Perchè ampezzo.org? Nessun motivo particolare, se non dare omaggio alla città dove sono cresciuto (Cortina d’Ampezzo), che di certo non è niente male vero? Diciamo che sono stato fortunato, oggi vivo a Pinzolo (sono quindi rimasto in montagna…), luogo altrettanto meraviglioso, ma rimango legato alla piccola e turistica Cortina.

Rimanete aggiornati, potrete anche registrarvi per ricevere in automatico una notifica quando pubblicheremo un nuovo articolo, meticolosamente selezionato dalle mie collaboratrici.

Grazie a tutti quello che vorranno visitate il nostro sito!

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