Qs Rankings Europe 2024: 4 atenei italiani nella top 100

Se sono solo 4 gli atenei italiani presenti nella top 100 del Qs Rankings Europe 2024: Politecnico di Milano, Sapienza di Roma, e università di Bologna e di Padova. Nella classifica europea delle migliori università stilata da QS Quacquarelli Symonds l’istituzione milanese si piazza però al 47° posto nel ranking generale, ed è l’unico ateneo italiano a figurare tra le prime cinquanta. La Sapienza di Roma e le università di Bologna e Padova si posizionano tra le prime cento. Ma nell’indicatore relativo alla produttività dei ricercatori l’Italia occupa ben 25 posizioni tra i primi cento posti, superando Francia e Germania, che registrano 13 atenei ciascuno in questa fascia.

Da Bari a Bolzano le italiane più apprezzate dalla comunità accademica internazionale

Tra gli altri atenei italiani che si sono distinti in ognuno dei dodici indicatori della classifica, Ca’ Foscari – Università di Venezia occupa l’apice nazionale per il numero di studenti in scambio in uscita, seguita dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, al 6° posto nella medesima categoria. Il Politecnico di Bari si mette invece in luce per la produttività dei suoi ricercatori e la Sapienza è particolarmente apprezzata nella comunità accademica internazionale, oltre ad avere una vasta rete di ricerca globale e ottime prospettive occupazionali per i suoi laureati. Il Politecnico di Milano si distingue inoltre come il più apprezzato dai datori di lavoro internazionali, e come punto di riferimento per attrarre studenti internazionali in scambio. E se l’Università Vita-Salute San Raffaele brilla per il rapporto ottimale tra docenti e studenti, il notevole impatto della sua ricerca e le citazioni per pubblicazione scientifica, la Libera Università di Bozen-Bolzano si fa notare per l’alta proporzione di docenti internazionali.

Produttività dei ricercatori: spiccano i tre Politecnici italiani

Nell’indicatore relativo alla produttività dei ricercatori, a livello nazionale, sono i tre Politecnici di Bari, Torino e Milano a spiccare, seguiti dall’Università di Napoli Federico II e dall’Università di Firenze, che completano la top 5 italiana. Inoltre, l’Università di Milano-Bicocca si colloca tra le prime 150, mentre l’Università di Trento registra il terzo miglior punteggio a livello nazionale.

Sostenibilità: Università di Padova in testa alla classifica italiana

Per quanto riguarda l’indicatore di sostenibilità, che valuta l’impatto ambientale e sociale delle università, nonché la ricerca e l’insegnamento in questo ambito, è l’Università di Padova a guidare la classifica italiana, seguita dall’Università di Milano e dalla Sapienza. Come evidenzia poi un sondaggio che ha raccolto risposte da oltre 144.000 partecipanti, riporta AGI, di tutte le università italiane 16 si collocano tra le prime 200 in Europa per la reputazione guadagnata all’interno della comunità accademica internazionale. La Sapienza e l’Università di Bologna figurano tra le prime 20, apprezzate da accademici di tutto il mondo, e il Politecnico di Milano si posiziona tra le prime 30, mentre l’Università di Padova è tra le prime 50 a livello europeo.

Continue Reading

Emergenza caro spesa: si compra meno ma si spende di più

L’inflazione insiste nel mettere alla prova il potere d’acquisto delle famiglie italiane, che sempre più ricorrono per i loro acquisti ai discount, in crescita del 10,5%. Di fatto, la sensazione dei consumatori di spendere sempre di più per comprare meno è confermata dai dati Istat sulle vendite al dettaglio. Anche nel mese di luglio il calo del volume degli acquisti raggiunge il 4,5% su base annua, a fronte di una spesa superiore del 2,7%. Intanto il governo cerca di stringere sul patto salva-spesa, che potrebbe rientrare nell’accordo sul trimestre anti-inflazione. 

Col paniere salva-spesa risparmi di 4 miliardi

Si tratta di un’iniziativa che dal primo ottobre offrirà un paniere di prodotti di prima necessità a prezzi calmierati nei negozi, super e ipermercati aderenti, contrassegnati da un bollino tricolore.
“Perché funzioni realmente – dichiara Assoutenti – il paniere salva-spesa deve vedere seriamente impegnate tutte le parti in causa, dal commercio ai produttori, e deve portare a un sensibile ribasso dei prezzi”.
Un ribasso del 10% sui prodotti del carrello della spesa, stima l’associazione, porterebbe a risparmi di 4 miliardi, pari a oltre 155 euro per la famiglia media nell’arco del trimestre. Più scettica, l’Unione nazionale consumatori bolla la bozza di intesa come “parole includenti, generiche e prive di impegni precisi”.

Crescono solo le vendite dei prodotti a basso prezzo

L’iniziativa interverrebbe in un contesto di consumi fiacchi dove le vendite dei prodotti a basso prezzo sono le uniche in crescita. La Coldiretti registra anche un ritorno della cucina povera dei piatti anti spreco preparati in quasi 7 famiglie su 10, dalla frittata di pasta alla panzanella e alle polpette recuperando della carne rimasta, ma anche la ribollita o i canederli. In generale, secondo Confcommercio, non è allarmante il dato puntuale sulle vendite di luglio, che vede rispetto a giugno una crescita del +0,4% in valore e un calo del -0,2% in volume, è “invece preoccupante il quadro che si sta delineando mettendo a sistema gli indicatori congiunturali relativi a terzo trimestre”.

Difficoltà maggiori per le piccole imprese

Per l’anno in corso, riporta Ansa, lo stesso traguardo di una variazione del Pil all’1% sarebbe in discussione. Confesercenti sottolinea che le difficoltà sono maggiori per le piccole imprese, con vendite in calo anche in valore, e che per oltre metà dei negozi di moda i saldi estivi hanno avuto scontrini inferiori al 2022. Intanto a svuotare i portafogli dei consumatori continua a pensarci la benzina, con il servito che raggiunge i 2,1 euro al litro, secondo le elaborazioni di Quotidiano Energia.

Continue Reading

Donne manager: in Italia sono poche e stressate 

Le donne italiane che ricoprono ruoli apicali non sono soddisfatte, e se il numero delle manager aumenta resta ancora lontano da quello degli uomini. Ogni 3 manager 2 sono uomini, una è donna. E secondo gli ultimi dati di Manageritalia il rapporto peggiora nei ruoli di maggiore responsabilità: su 5 dirigenti solo una è donna.
Ma quante donne manager sono felici? A questa domanda risponde lo studio Do satisfaction, gender issues, and financial inclusion impact Italian female managers? realizzato dalle economiste Rosella Castellano (Università Unitelma Sapienza di Roma), Jessica Riccioni (Università di Roma Tre) e Azzurra Rinaldi (Università Unitelma Sapienza di Roma), che analizza la soddisfazione professionale delle donne manager italiane in relazione a vita lavorativa, personale e welfare per le famiglie.

Cosa rende infelici le manager italiane?

I grandi motivi di insoddisfazione sono tre: stipendi, carico lavorativo, difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata L’equilibrio tra vita lavorativa e personale, il work-life balance, è un problema per 4 manager su 10, ed è e la prima causa di insoddisfazione nella fascia 40-50 anni. Su questi dati incide il welfare italiano, ritenuto insufficiente soprattutto a fronte dell’enorme pressione fiscale. Il sistema di welfare incide poi sulle scelte di vita delle manager. “La decisione di avere figli è legata alla presenza di servizi capillari e accessibili – spiega Azzurra Rinaldi al Corriere -. Al Nord, dove ci sono più servizi per bambini e anziani, il livello di soddisfazione è più elevato”.

Il welfare da solo non basta

Inoltre, “c’è un sistema di valutazione interno alle aziende che spesso penalizza le figure apicali che si allontanano troppo spesso dall’ufficio, come nel caso della maternità”, aggiunge Rinaldi.
Spesso le lavoratrici, soprattutto in posizioni apicali, si trovano a dover scegliere tra essere brave mamme o brave manager, senza considerare il tempo da dedicare a sé stesse. Ma per una manager su 3, uno dei principali motivi di insoddisfazione lavorativa è la mole di lavoro, eccessiva e stressante, soprattutto per le over 50. A differenza di altri Paesi, in Italia “Abbiamo ancora una cultura novecentesca, di presenza fisica – continua Rinaldi -. Soprattutto al centro-sud tendiamo a stare molto a lavoro anche se questo non ci rende più produttivi, anzi”.

Il gender pay gap non è un problema solo italiano

Il 17% delle manager dichiara di ricevere uno stipendio insufficiente o comunque più basso di quello dei colleghi, mentre 4 su 10 hanno subito il gap almeno una volta. Il 65% poi riscontra discriminazioni nelle carriere manageriali. Entrambe le tendenze sono più forti nelle piccole imprese, ma il problema non è solo italiano: “Nessun Paese ha superato il gender pay gap”, osserva Rinaldi. Insomma, a tutti i livelli, a parità di mansioni, qualifiche e tempo speso in azienda, le donne vengono pagate meno. I numeri testimoniano però un miglioramento. A far ben sperare per il futuro, riporta Adnkronos, è soprattutto la maggiore sensibilità delle aziende giovani per il gender gap e in generale per le tematiche Esg.

Continue Reading

Cybersecurity: attacchi in aumento, soprattutto estorsioni e ransomware

È quanto emerge dai dati pubblicati dal report trimestrale Talos Incident Response (Talos IR) di Cisco Talos Intelligence Group, la divisione di threat intelligence di Cisco. Nel secondo trimestre del 2023 gli attacchi informatici sono aumentati in maniera considerevole risetto al trimestre precedente, e il settore più colpito è quello della Sanità pubblica e privata, seguito dal settore dei servizi finanziari e delle utility. Sul primo gradino del podio per tipo di minaccia le estorsioni, un tipo di attacco particolarmente pericoloso, che rispetto al primo trimestre 2023 è in crescita del 25%. I criminali informatici rubano infatti i dati della vittima con la minaccia di diffonderli, a meno che non accetti di pagare una cospicua somma di denaro.
Al secondo posto, dopo le estorsioni, con una crescita del +17% (+10% nel periodo gennaio-marzo) il report segnala gli attacchi ransomware, divisi in diverse famiglie, tra cui 8base e MoneyMessage.

Mancanza dell’autenticazione a più fattori responsabile di oltre il 40% degli eventi

Per oltre il 50% degli attacchi di questo trimestre è stata osservata PowerShell, una utility dinamica della riga di comando che continua a essere una scelta molto frequente per i criminali informatici.
Questo, per una serie di motivi, tra cui l’invisibilità, la praticità e le ampie funzionalità di gestione IT.
La mancanza o un’implementazione impropria dell’autenticazione a più fattori (MFA) nei servizi critici è stata responsabile di oltre il 40% degli eventi a cui Cisco Talos ha risposto nel periodo preso in esame.

Accesso iniziale tramite credenziali compromesse

Nella maggior parte degli eventi a cui Talos IR ha risposto in questo trimestre i criminali informatici hanno ottenuto l’accesso iniziale utilizzando credenziali compromesse (quasi il 40% dei casi, in aumento del 22% rispetto al primo trimestre 2023) per accedere in maniera fraudolenta ad account validi, il 90% dei quali non disponeva di MFA
In altri casi, è stato aggirato l’MFA con attacchi di esaurimento, che si verificano quando l’aggressore tenta di autenticarsi ripetutamente a un account utente con credenziali valide per sommergere le vittime di notifiche push MFA sperando che alla fine accettino, per poi autenticarsi con successo, riporta Adnkronos.

Spear phishing e phishing

Dopo il gruppo dei vettori d’attacco non identificati (‘sconosciuti’), la terza modalità di accesso iniziale più frequente è lo sfruttamento di applicazioni accessibili pubblicamente. Al quarto e quinto posto spear phishing e phishing, rispettivamente quello che utilizza allegati malevoli e quello che incorpora link a pagine Web per la raccolta dei dati, si legge su IctBusiness.

Continue Reading

ICT, in Italia aumentano le PMI innovative

Il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) ha visto un aumento dell’0,12% nel numero di imprese registrate rispetto all’anno precedente, raggiungendo un totale di 11.253 aziende. Tra queste, 1.436 sono piccole e medie imprese (PMI) innovative nel settore delle ICT, pari a un aumento dell’11,4% rispetto ad aprile 2022. Le startup ICT sono state 9.817, con un calo del -1,34% rispetto al medesimo periodo. Questi dati emergono dal quinto rapporto di monitoraggio dei trend demografici delle startup e PMI innovative nel settore ICT, presentato oggi da Anitec-Assinform e InfoCamere.

Oltre il 70% sono ICT digitali

Delle imprese registrate, la maggioranza (7.997 aziende, pari al 71,1%) sono considerate “ICT-digitali,” poiché hanno codici Ateco riconducibili al settore ICT e/o dichiarano di svolgere attività digitali nella sezione “Vetrine” del registro speciale. Le rimanenti 3.256 imprese (28,9%) sono classificate come “solo Ateco,” utilizzando codici Ateco associati al settore ICT ma senza specificare attività digitali nella sezione “vetrine”. Nonostante un rallentamento nella crescita, il complesso delle startup e PMI innovative nel settore ICT continua a mostrare una dinamica più robusta rispetto ad altre industrie. Attualmente, la quota combinata di imprese ICT con codice Ateco e digitali con vetrine ma senza codice Ateco rappresenta il 70% del totale delle 16.169 aziende registrate. Questo dato evidenzia un aumento rispetto a ottobre 2022, quando la quota era del 69%, con 11.487 imprese su un totale di 16.554 aziende registrate.

La maggiore concentrazione in Lombardia, Lazio e Campania

Le startup e PMI innovative nel settore ICT sono concentrate principalmente in Lombardia, Lazio e Campania, rappresentando insieme oltre il 50% delle imprese registrate. Lombardia è in testa con il 28,7% delle startup e PMI innovative nel settore ICT, seguita da Lazio (13,8%) e Campania (8,8%). Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Puglia, Toscana e Sicilia hanno anch’esse una buona rappresentanza. La densità di queste imprese è particolarmente alta in Lombardia, dove oltre il 66% delle nuove imprese innovative nel settore ICT costituisce il totale delle nuove imprese ICT degli ultimi 5 anni. Questa densità è particolarmente elevata nelle regioni dove la concentrazione delle filiere ICT è già alta, come Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige.
Il rapporto indica che il rallentamento della crescita delle startup e PMI innovative nel settore ICT è stato influenzato da diversi fattori, tra cui l’instabilità geopolitica, l’aumento dei costi energetici, dei tassi d’interesse e dell’inflazione, che hanno scoraggiato l’iniziativa imprenditoriale. La prudenza crescente nel settore privato nel concedere credito e la sospensione delle registrazioni telematiche hanno avuto un impatto negativo sul numero di nuove imprese costituite. Nel 2022, le nuove registrazioni di startup innovative sono diminuite del -32,0%, passando da 2.321 a 1.537, mentre le PMI innovative hanno registrato una riduzione del -16,3%, passando da 258 a 216.

Si tratta soprattutto di microimprese 

Le startup e PMI innovative nel settore ICT sono principalmente microimprese, con oltre due terzi di esse impieganti fino a 4 addetti. Circa l’80% di queste aziende ha un capitale proprio inferiore a 50.000 euro e un terzo ha un valore della produzione inferiore a 100.000 euro. Questo è dovuto al ricambio costante della popolazione imprenditoriale, poiché le imprese consolidate perdono lo status di startup innovativa col passare del tempo. Preoccupa il fatto che solo il 16% delle startup e PMI innovative nel settore ICT sia fondata da persone under-35, mentre le imprese guidate da donne rappresentano solo l’11,9%. Inoltre, le aziende con manager stranieri come maggioritari o esclusivi sono solo il 3,5%.

Il core business? Prodotti e servizi ad alto valore tecnologico

Le startup e PMI innovative nel settore ICT, riferisce Adnkronos, si concentrano su prodotti e servizi ad alto valore tecnologico, con particolare attenzione ai digital enabler come lo sviluppo di app, servizi di cloud computing, cybersicurezza e altro ancora. Secondo Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform, la crescita di queste imprese continua a rappresentare un indicatore importante dell’innovazione tecnologica e del dinamismo del settore. L’importanza dei “digital enabler” è evidente, dove IA, Big Data, Blockchain e Cybersecurity sono pilastri fondamentali per il successo delle startup e PMI innovative nel settore ICT. 

Continue Reading

L’e-commerce B2c e l’innovazione nella catena del valore

Quest’anno l’andamento degli acquisti online degli italiani è decisamente influenzato dall’inflazione. Dal marketing ai pagamenti, alla logistica e al customer care i merchant sono al lavoro sull’intera catena del valore per migliorare i ricavi, ma soprattutto per contenere i costi. I retailer riconsiderano quindi tutti i processi alla base della catena del valore dell’e-commerce B2c (un mercato che nel 2023 vale 54 miliardi di euro, +13% sul 2022) in ottica di semplificazione, ottimizzazione e integrazione omnicanale. Diversi retailer poi sperimentano e implementano nuovi modelli di business, fondati sull’offerta di servizi innovativi B2c e B2b. Emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano.

Marketing e pagamenti: touchpoint e Buy Now Pay Later

Nel marketing l’approccio è ancor più focalizzato sull’omnicanalità, grazie agli investimenti sui che abilitano la connessione con il consumatore quando è più ricettivo alla comunicazione. Ad esempio, facendo ricorso a influencer e creator sui social network.
Un’interazione possibile anche grazie alla digitalizzazione dei mezzi pubblicitari, che facilitano la convergenza mediatica tra il mondo online e offline (come le campagne su Tv connesse o l’utilizzo di formati digital audio) e permettono di raggiungere l’utente in un’ottica sempre più integrata. Sul fronte dei pagamenti gli sforzi sono rivolti prevalentemente alla sicurezza e alla fluidità del check-out, ad esempio attraverso la personalizzazione del percorso di pagamento, o alla tokenizzazione e gestione delle esenzioni tramite l’autenticazione del cliente prima dell’acquisto. La gestione dei diversi strumenti di pagamento va poi di pari passo con l’ampliamento dell’offerta. Ad esempio, con l’attivazione del Buy Now Pay Later. 

Logistica ottimizzata in ottica omnicanale e sostenibile

Per la logistica, l’obiettivo primario riguarda la semplificazione e l’ottimizzazione, anche in ottica omnicanale, dei processi per ridurre i costi. In particolare, nel Food&Grocery alcuni interventi in questo senso riguardano l’automazione delle attività di stoccaggio e picking, e in via sperimentale, di quelle di distribuzione. Una nota positiva registrata nell’ultimo anno è il fermento di progetti in ambito sostenibilità su molteplici fronti: dalle infrastrutture (magazzini a ridotto impatto ambientale), ai prodotti (packaging riciclato per le spedizioni) ai processi di last mile delivery (adozione di veicoli elettrici, carbo-bike, ampliamento della rete di punto di ritiro).

L’evoluzione smart del customer care

I player del settore, inoltre, stanno collaborando per integrare i processi di distribuzione e i sistemi informativi tra i vari soggetti coinvolti (piattaforme di food delivery e retailer GDO, merchant e-commerce e corrieri logistici) per permettere una gestione più lineare ed efficiente dei flussi di spedizioni e di dati. Nel customer care, poi, la tecnologia intrinseca nel sito e-commerce diventa uno strumento volto soprattutto a raccogliere dati e insight sul consumatore, indispensabili per migliorare l’esperienza nel medio-lungo termine. Tra i progetti più diffusi, l’utilizzo dell’AI per offrire all’utente un percorso di vendita personalizzato, e al merchant l’automazione di attività routinarie come data analytics, traduzione o image processing. 

Continue Reading

Arredo ecologico per l’ufficio: idee e consigli

L’arredo ecologico per l’ufficio è una scelta responsabile e sostenibile che può avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla salute dei dipendenti.

Se questa è la direzione che hai deciso di seguire per l’arredo del tuo ufficio, abbiamo pensato di seguito di illustrare alcune idee interessanti e consigli utili per arredare l’ufficio in modo ecologico, utilizzando materiali sostenibili e riducendo gli sprechi.

Mobili ecologici

I mobili ecologici sono realizzati con materiali sostenibili e possono essere riciclati o smaltiti in modo eco-sostenibile. Ecco alcune idee per arredare l’ufficio con mobili ecologici:

Mobili in legno certificato

Il legno certificato è prodotto in modo sostenibile e responsabile, ovvero garantendo la conservazione delle foreste e dei loro ecosistemi. Esistono mobili in legno certificato di vario tipo per l’ufficio come scrivanie, sedie e librerie.

Mobili in bambù

Il bambù è un materiale sostenibile e rinnovabile, che cresce rapidamente senza che sia necessario impiegare sostanze chimiche o pesticidi. Puoi scegliere mobili in bambù per il tuo ufficio, esistono bellissime scrivanie, sedie e scaffali.

Mobili in cartone

I mobili in cartone sono una scelta ecologica per arredare un ufficio perché sono realizzati con un materiale facilmente riciclabile e biodegradabile.

Il cartone poi è un materiale notoriamente leggero e resistente, che può essere facilmente trasportato e assemblato, e non richiede l’utilizzo di colle o altri adesivi dannosi per l’ambiente.

Uno dei tanti vantaggi dei mobili in cartone è che questi possono essere riciclati o smaltiti in modo eco-sostenibile, tramite il riciclo o il compostaggio, senza causare danni all’ambiente. Ciò significa che, alla fine del loro ciclo di vita, i mobili in cartone possono diventare un nuovo prodotto ecosostenibile, contribuendo alla riduzione degli sprechi e dei rifiuti.

Illuminazione eco-sostenibile

L’illuminazione eco-sostenibile può aiutare a ridurre il consumo di energia elettrica e l’emissione di gas serra. Ecco alcune idee per l’illuminazione eco-sostenibile dell’ufficio:

Lampade LED

Le lampade LED sono più efficienti delle lampade tradizionali e durano più a lungo. Puoi utilizzare le lampade LED per l’illuminazione del tuo ufficio, riducendo il consumo di energia elettrica.

Luce naturale

L’utilizzo della luce naturale può aiutare a ridurre l’uso dell’illuminazione artificiale e a migliorare il benessere dei dipendenti. Il consiglio è quello di posizionare le scrivanie e le postazioni di lavoro vicino alle finestre per sfruttare al meglio la luce naturale.

Idee utili per un ufficio eco-friendly

Ci sono tante cose che puoi fare per consentire al tuo ufficio di riuscire a ridurre l’impatto ambientale e a creare uno spazio salubre per i dipendenti. Ecco alcune idee in merito:

Carta riciclata

L’utilizzo della carta riciclata per la stampa dei documenti può aiutare a ridurre la deforestazione e l’impatto ambientale dell’industria cartaria. Puoi utilizzare la carta riciclata per la stampa dei documenti, riducendo l’utilizzo di carta vergine.

Riduzione degli sprechi

La riduzione degli sprechi può aiutare a ridurre l’impatto ambientale del tuo ufficio e a risparmiare sui costi operativi. Ecco alcune idee per ridurre gli sprechi:

Fare la differenziata

Il riciclo della carta, della plastica e del vetro può ridurre l’impatto ambientale dell’ufficio, oltre a quello dei costi di smaltimento dei rifiuti. È possibile posizionare i bidoni della differenziata in punti strategici dell’ufficio, come la sala riunioni o la breakroom.

 

Conclusioni

L’arredo ecologico per l’ufficio è un’ottima scelta per chi desidera un ambiente di lavoro che sia al tempo stesso sano, sostenibile e responsabile.

Utilizzando mobili e soluzioni ecologiche ed eco-sostenibili, è possibile creare uno spazio di lavoro che sia davvero confortevole e rispettoso dell’ambiente.

Scegliere arredi ecologici significa dunque fare la propria parte per la salvaguardia dell’ambiente e per il benessere dei dipendenti stessi.

Continue Reading

La scuola moderna? Per i ragazzi dovrebbe essere digital e senza compiti

Sei famiglie su dieci sono preoccupate per l’istruzione dei propri figli, anche se il livello di preoccupazione è leggermente diminuito rispetto all’anno scolastico precedente. Eppure, nonostante i chiaroscuri, gli italiani riconoscono una certa soddisfazione nei confronti della scuola, considerata moderna dal 25% dei genitori ed efficace e coinvolgente dal 24%. E i ragazzi? Sognano una scuola senza compiti, soprattutto le ragazze, e uno su quattro vorrebbe iniziare le lezioni più tardi al mattino. Questo è quanto emerge dall’analisi annuale dell’Osservatorio sulla didattica digitale, condotta da BVA Doxa in collaborazione con MyEdu.

La percezione negativa aumenta con il grado di studi

Il 25% dei genitori intervistati ritiene che il sistema scolastico italiano sia moderno e innovativo. Al contrario, c’è una quota del 40% che non è d’accordo: fra questi il 21% lo considera obsoleto e il 19% noioso e pesante. Questa percezione negativa è più pronunciata tra i genitori dei ragazzi della scuola secondaria.
Rispetto all’anno scolastico precedente, i genitori sembrano essere un po’ meno preoccupati per il futuro dei propri figli: c’è un aumento del 11% dei genitori che si dichiarano sereni, anche se restano in netta minoranza rispetto a quelli preoccupati (65%). Parallelamente, c’è una maggiore richiesta di attività che rendano lo studio più stimolante a scuola, con il 52% che suggerisce l’inserimento di laboratori tecnologici nell’orario scolastico.

La didattica digitale ha migliorato il rapporto scuola-famiglia

L’introduzione della didattica digitale integrata nel periodo post-pandemia ha migliorato complessivamente la percezione dell’alleanza tra scuola e famiglia. Il 46% dei genitori dichiara un miglioramento (molto o abbastanza), mentre il 39% mantiene una posizione neutrale. In generale, gli apprezzamenti verso il miglioramento provengono soprattutto dai genitori dei ragazzi della scuola secondaria e residenti nel Nord Est. La soddisfazione per il livello di innovazione della scuola dei propri figli è in linea con questo panorama: il 42% dei genitori si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, mentre la metà si colloca a un livello di soddisfazione intermedio (47%). Questi risultati sono trasversali alla tipologia di scuola e all’area geografica.

La scuola dei sogni per gli studenti

Ma cosa ne pensano i ragazzi? Come dovrebbe essere la scuola dei sogni?  Il 43% vorrebbe una scuola senza compiti (in particolare le ragazze), uno su quattro vorrebbe iniziare le lezioni più tardi, il 20% ritiene che la scuola dovrebbe essere dotata di più dispositivi tecnologici come computer e tablet, e infine il 19% desidera una scuola senza esami.

Continue Reading

Quattordicesima 2023: come la spenderanno gli italiani?

A stimarlo è Confesercenti sulla base di un sondaggio condotto con Ipsos: tra la seconda metà di giugno e la prima settimana di luglio circa 10 milioni di italiani riceveranno una mensilità in più, per un totale di circa 14 miliardi di euro. Un’iniezione di liquidità che potrebbe generare 6,8 miliardi di euro di consumi da parte delle famiglie, una spinta considerevole, che si riverserà soprattutto sul turismo. Tra gli utilizzi più indicati per la quattordicesima c’è infatti la voce vacanze, scelta dal 51% degli italiani, e per la quale si stima che verranno ‘usati’ 3,7 miliardi di euro. 

Dallo shopping per i saldi estivi a pagare debiti, mutui e finanziamenti 

Segue l’intenzione di investirla nello shopping durante i saldi estivi (25%, circa 1,8 miliardi di euro), o l’acquisto di altri prodotti (18%, 1,3 miliardi di euro), e parte delle restanti risorse (circa 4,7 miliardi di euro), verrà impiegata per saldare conti in sospeso o pagare spese obbligate. Il 21% userà almeno una parte della quattordicesima per pagare debiti (circa 1,5 miliardi di euro), e il 15% per pagare mutui e finanziamenti (poco più di 1 miliardo di euro).

Vacanze studio, salute o investimenti?

Un altro 15%, invece, investirà parte delle risorse in più per pagare centri estivi o vacanze studio per i figli (1.106 milioni circa), mentre il 14% sceglierà spese legate alla sanità o alla salute (1.018,7 milioni). Inoltre, secondo le stime di Confesercenti, circa 1,5 miliardi di euro andranno a finire nel risparmio, fortemente eroso da questi mesi di alta inflazione. Il desiderio di impiegare parte o tutta la quattordicesima per incrementare le proprie riserve è indicato solo dal 21% degli intervistati, mentre il 12% indica anche fini di investimento, cui saranno riservati oltre 870 milioni di euro.

Dopo una primavera ‘fredda’ un’accelerazione per i consumi

“L’effetto quattordicesima potrebbe dare un’accelerazione importante dopo una primavera ‘fredda’ per i consumi, a causa della corsa dei prezzi e dell’aumento del peso delle spese obbligate sui budget familiari – commenta Confesercenti -. Si conferma dunque la necessità di salvaguardare il potere d’acquisto degli italiani: noi proponiamo di agire attraverso la leva fiscale, detassando gli aumenti retributivi previsti dai rinnovi dei contratti nazionali. Ci sono milioni di lavoratori in Italia che attendono il rinnovo del contratto, e un intervento di questo tipo velocizzerebbe la contrattazione e sbloccherebbe risorse per le famiglie. Secondo le nostre stime, porterebbe per il solo 2023 a una spesa per consumi aggiuntiva di 2,8 miliardi”.

Continue Reading

Il turismo enogastronomico conquista i viaggiatori italiani ed europei 

È quanto emerge dalla sesta edizione del Rapporto Sul Turismo enogastronomico italiano’, curato da Roberta Garibaldi: nel 2023 saranno circa 5,5 milioni gli europei che viaggeranno per “motivi” enogastronomici. Ma continuano a crescere anche gli italiani che scelgono l’enogastronomia come motivo principale di un viaggio, riferisce Adnkronos. Nel 2023 il 58% degli italiani (+37% rispetto al 2016) ha compiuto almeno un viaggio con principale motivazione legata all’enogastronomia. In termini assoluti la stima è a circa 9,6 milioni.

Una vacanza a tema cibo, vino e birra

D’altronde la ricerca di esperienze a tema cibo, vino e birra non è una peculiarità di questi turisti, perché interessa ormai tutti i viaggiatori del Belpaese: 7 su 10 ne hanno svolto almeno cinque nel corso dei viaggi più recenti (+25% sul 2021).
E secondo il Rapporto le prospettive per quest’anno sono positive. Nonostante la crisi, circa 1 turista italiano su 3 dichiara di avere un budget superiore al 2022 da dedicare all’acquisto delle proposte enogastronomiche. Alta è la partecipazione a tutte le tipologie di attività, esperienze culinarie nei ristoranti (94%), visite ai luoghi di produzione (74%), eventi (60%), proposte attive (54%) e itinerari tematici (48%).

Esperienze a 360 gradi, accessibili e facilmente acquistabili

Sono quattro le principali tendenze del turismo enogastronomico evidenziate dal Rapporto. 
La prima è ‘Varietà, esperienze a 360 gradi’. I turisti italiani vogliono scoprire mete nuove (63%) e diversificare l’esperienza, ricercando proposte autentiche e sperimentando attività sempre diverse a contatto con la natura. Cresce poi l’attenzione verso le esperienze in tutti i luoghi di produzione. Non solo cantine, ma anche i caseifici.
La seconda tendenza è ‘Frictionless. Accessibili e facilmente acquistabili’. Così devono essere le esperienze per il turista. Il gap tra interesse ed effettiva fruizione è ancora elevato: il viaggiatore oggi deve essere messo nelle condizioni di poter reperire facilmente le informazioni, scegliere e prenotare le proposte disponibili. Non è quindi un caso che se il 63% degli intervistati dichiara di voler prenotare le visite alle aziende di produzione online, solo il 23% le ha acquistate dal sito e il 20% tramite intermediari online.

Attenzione alla sostenibilità e al benessere

La terza tendenza è ‘Green & social’. Il turista italiano è sempre più attento alla sostenibilità, evita di sprecare cibo al ristorante (65%) e in vacanza ha comportamenti più rispettosi dell’ambiente rispetto a quando è a casa (54%). Mostra, inoltre, un forte desiderio di stare a contatto con la comunità locale e di contribuire al benessere sociale attraverso il suo viaggio. Aumenta poi la destagionalizzazione dell’esperienza, considerata non solo come modalità di risparmio e per vivere i luoghi quando meno affollati, ma anche per assicurare turismo tutto l’anno alle destinazioni scelte.
Quarta tendenza, ‘Longevity’. Il viaggio enogastronomico diventa occasione per dedicarsi al proprio benessere: il 71% degli italiani vorrebbe trovare menu con ricette che fanno bene alla salute. E l’ambito rurale costituisce il luogo ideale dove staccare dalla routine giornaliera e tecnologica (62%), e dalla confusione delle città.

Continue Reading