Lavoro: favorire il benessere aziendale contro la fuga dal posto fisso

Dopo la pandemia il mercato del lavoro ha subito trasformazioni importanti. In molte aree del Paese le imprese faticano sempre più a trovare profili con competenze adeguate, e mai come ora hanno la necessità di fidelizzare i collaboratori.

Questa operazione sta avvenendo per mezzo di una serie di comportamenti virtuosi dalle retribuzioni più elevate alla trasformazione dei contratti a termine a tempo indeterminato, da orari di lavoro più flessibili a favorire gli avanzamenti di carriera, oltre all’implementazione di benefit e welfare aziendale.
Nel Nord questo processo di miglioramento del benessere aziendale è in corso da qualche anno. Nonostante ciò, la fuga dal posto di lavoro fisso prosegue.

Le imprese si “rubano” i dipendenti migliori

Lo afferma l’Ufficio studi della CGIA, che ha messo a confronto 8 indicatori, prevalentemente di natura qualitativa, estrapolati dal rapporto BES (Benessere Equo Sostenibile) dell’Istat.
Quando l’offerta di lavoro è in forte aumento e la domanda scarseggia, il rischio che le aziende si ‘rubino’ i dipendenti migliori è elevato.

Secondo l’Inps, le dimissioni volontarie dei lavoratori dipendenti privati a tempo indeterminato con meno di 60 anni sono in aumento. Nel 2022 hanno toccato quota 1.047.000, +29,1% rispetto al 2019.
È quindi verosimile che sia in aumento il numero di chi ha deciso di lasciare il vecchio posto di lavoro per uno nuovo. Spesso dopo aver ricevuto un’offerta retributiva migliore e la possibilità di un ambiente di lavoro meno ‘stressante’.

Lombardia al top per la qualità dell’occupazione

Analizzando i risultati emersi dagli 8 indicatori sulla qualità del lavoro (dipendenti con paga bassa, occupati sovra istruiti, occupati con lavori a termine da almeno 5 anni, tassi di infortuni mortali/inabilità permanente, occupati non regolari, soddisfazione per il lavoro svolto, percezione di insicurezza dell’occupazione, part time involontario) nelle 21 regioni d’Italia, la Lombardia guida la graduatoria nazionale, seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano e il Veneto. Chiudono la classifica Sicilia, Calabria e Basilicata.

Ad esempio, in relazione al numero di precari le situazioni più critiche nel 2023 interessano soprattutto Calabria (25,5%), Basilicata (25,7%), e Sicilia (27,9%). La Lombardia, con il 10,7%, è la meno interessata da questo fenomeno.

Infortuni e part time involontario

In merito agli infortuni mortali e a quelli che hanno provocato una inabilità permanente ogni 10mila occupati, la più virtuosa è sempre la Lombardia (7,4%). Quanto alla percentuale di part time involontario presente ogni 100 occupati, vale a dire coloro che nel 2023 hanno dichiarato di essere stati assunti con un contratto a tempo parziale, perché non ne hanno trovato uno a tempo pieno, le situazioni più critiche hanno interessato il Molise (13,8%), la Sardegna (14,7%) e la Sicilia (14,8%).
In questo caso, la Provincia Autonoma di Bolzano, con il 3,8% degli occupati, è risultata la più virtuosa d’Italia.

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