La foresta di Ampezzo
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La Foresta di Ampezzo è situata nell’alta Val Lumiei e comprende alcuni tra i boschi più belli della Carnia: il bosco Bernon, il bosco della Stua, il bosco Cavallo, il bosco Flobia, il bosco Colmajer.
Dalla sponda meridionale del Lago di Sauris e dal margine della selvaggia gola del Torrente Lumiei questi boschi si estendono fino al Passo del Pura e alla base del monte Tinisa.
Si tratta in prevalenza di boschi misti di faggio, abete rosso e abete bianco che, nelle zone più elevate o impervie, lasciano il posto a boschi di larice e a fittissime distese di mughi. Solo in alcuni settori la foresta è costituita da pecceta quasi pura (ad esempio nel bosco Bernon).
Nella Foresta di Ampezzo
sono compresi anche i piccoli pascoli delle casere Tintina, Nauleni e Colmajer
e la più vasta spianata del Passo del Pura. Il tutto è dominato delle pareti
calcaree del monte
Tinisa e dalle cime dei monti Sisilis, Colmajer e Nauleni.
Notevole è il pregio naturalistico dell’area in primo luogo sotto il profilo
botanico. Nel gruppo del monte
Tinisa, come del resto in tutte le montagne della Carnia, si possono
rinvenire infatti un numero e varietà di specie che hanno pochi eguali anche in
aree geografiche assai più vaste. Ciò è dovuto in primo luogo alla posizione
geografica delle montagne friulane che sono state interessate, in special modo
nel corso del susseguirsi delle ultime glaciazioni, da migrazioni di specie provenietingenti floristici diversi: specie artico-alpinnti da cone (che dalle
regioni artiche si spinsero verso Sud in concomitanza della massima espansione
delle calotte glaciali), specie mediterranee ed insubriche (che invece
migrarono da Sud e da Ovest in occasione delle fasi interglaciali) e specie
illiriche (provenienti da Sud-Est a seguito dell’ultima glaciazione würmiana).
Anche gli aspetti geologici di queste montagne sono di indubbio interesse. Le
Carniche sono infatti una delle aree delle Alpi più antiche e più complesse, in
special modo per quanto riguarda la successione stratigrafica. Lo studio dei
diversi strati rocciosi e dei relativi fossili, conservati ed esposti al Museo
Geologico della Carnia, ha permesso infatti ai geologi di ricostruire la storia
degli ultimi 450 milioni di anni di questo settore dell’arco alpino.
Ricca è anche la fauna. Nella Foresta di Ampezzo non è difficile imbattersi in
un capriolo o in un camoscio, oppure far fuggire tra i cespugli, al nostro
passaggio, un gallo forcello. Più rari sono l’emozionante incontro con un cervo
o la possibilità di scorgere in cielo l’aquila reale.
Il
bosco è sempre stato un elemento fondamentale per l’economia della comunità
ampezzana, e l’utilizzo dei boschi di questo comune ha una storia secolare.
Alcuni di essi, oggi di proprietà del Consorzio Boschi Carnici, furono riservati dalla Repubblica di Venezia a suo uso esclusivo. NeI 1581 il
Consiglio dei Dieci, uno tra i massimi organi di governo di Venezia, ratificò
l’accordo con il quale la
Serenissima individuava in tutta la Carnia trentanove boschi,
tra quelli già appartenuti allo Stato Patriarcale Friulano, e li riservava ai
fabbisogni dell’Arsenale o ad altri usi pubblici. La politica forestale della
Serenissima fu sempre molto accorta ed efficace nella salvaguardia del
patrimonio boschivo. Dopo la caduta di Venezia il patrimonio forestale della
Carnia fu oggetto invece di uno sfruttamento senza regole, e subì un generale
degrado. La Foresta di Ampezzo superò senza grossi danni questo periodo, sia grazie alla
buona situazione economica del comune, che non fu costretto a utilizzare in
maniera massiccia il suo patrimonio forestale, sia, soprattutto, per l’isolamento
di questi boschi che rendeva difficile il loro sfruttamento. Fino ai primi anni
del ‘900 infatti l’utilizzo di questi boschi era reso estremamente oneroso
dalla mancanza di strade.
Il trasporto della legna da ardere era effettuato mediante il sistema della
fluitazione. Dove oggi sorge la diga del Lumiei, c’era una stua, uno
sbarramento che permetteva di imbrigliare le acque del torrente e di formare un
laghetto artificiale. Quando i portelloni della stua venivano aperti, il
legname, in precedenza accatastato a valle dello sbarramento, veniva trascinato
dall’impeto della piena artificiale, attraverso la gola del Torrente Lumiei,
fino ad Ampezzo.
Efficiente per il trasporto della legna di piccola pezzatura, il sistema della
fluitazione non funzionava altrettanto bene per trasportare il legname da
opera. I lunghi tronchi rimanevano infatti incastrati tra le strette pareti del
Sac di Coronis, il punto più stretto della Forra del Lumiei e, nella migliore
delle ipotesi, giungevano ad Ampezzo gravemente danneggiati.
Per trasportate i tronchi tagliati in Val Lumiei si attendeva generalmente
l’inverno. I tronchi venivano caricati su slitte trainate da cavalli o da buoi,
che venivano poi trascinate in salita fino al Passo del Pura. Dal passo, i
tronchi venivano poi fatti scendere attraverso appositi scivoli (risme) fino ad
Ampezzo.
Date le enormi spese di trasporto è facile immaginare quanto modesto fosse,
fino all’inizio di questo secolo, il valore dei boschi che costituiscono la Foresta di Ampezzo.
Solamente intorno al 1910 s’iniziò il trasporto dei tronchi attraverso il Passo
del Pura, mediante un complesso e ingegnoso sistema di teleferiche.
Ma dovettero passare ancora alcune decine di anni, perché il problema del
trasporto del legname fosse definitivamente risolto. Solo dopo la costruzione
delle rotabili della Val Lumiei e del Passo del Pura i boschi della Foresta di
Ampezzo hanno acquistato il valore economico che oggi hanno. Una valore
rilevante, se si pensa che la
Foresta di Ampezzo fornisce annualmente tremila metri cubi di
legname, con un significativo introito per le casse comunali. Diverse casere erano attive un tempo all’interno della Foresta di Ampezzo.
Anche se disponevano di pascoli di ridotta estensione, questi alpeggi
rappresentavano in ogni caso un’importante risorsa economica in periodi in cui
anche il più piccolo prato era utilizzato per nutrire il bestiame. Oggi viene
monticata solo la Casera
del Pura, la malga più accessibile e l’unica ad avere pascoli di una certa
vastità.
Negli ultimi anni il Passo del Pura e i sui dintorni sono stati riscoperti
anche in chiave turistica. A tale riscoperta hanno contribuito la presenza del
rifugio Tita Piaz e della Baita Torino e la buona rete di sentieri segnalati, che dal Passo del Pura permette di
salire fin sulle cime circostanti.Un contributo importante è dovuto anche alla realizzazione del sentiero
naturalistico Tiziana Weiss, iniziativa pilota nel settore della
divulgazione naturalistica in Carnia e in Friuli Venezia Giulia.
Alla valorizzazione della Foresta di Ampezzo, quale risorsa turistica, sono indirizzati inoltre diversi interventi del comune di Ampezzo finalizzati alla segnalazione dei sentieri, al recupero dei fabbricati delle casere e alla divulgazione degli itinerari escursionistici. In prospettiva c’è infine la volontà di rendere accessibile il Passo del Pura e il rifugio Tita Piaz dal versante saurano, anche nei mesi invernali.
Si vuole così dare la possibilità, in special modo agli appassionati dello sci da fondo, di scoprire la Foresta di Ampezzo anche nella sua magica e silente veste invernale.
COME
RAGGIUNGERE LA FORESTA DI
AMPEZZO
Accesso per il Passo del Pura.
Da Ampezzo 560 m
si segue la strada statale n. 52,
in direzione di Forni di Sopra. fino al bivio dal quale
si stacca sulla destra la panoramica rotabile del Passo del Pura (indicazioni).
Seguendo la rotabile, che compie una lunga serie di tornanti e offre vasti
scorci panoramici sulla conca di Ampezzo e su tutta la media Val Tagliamento,
si sale al Passo del Pura 1428
m e si raggiunge il vicino rifugio Tita Piaz 1417 m (12 km da Ampezzo).
Accesso per la valle del Torrente Lumiei.
Uscendo da Ampezzo 560 m,
in direzione di Forni di Sopra, si svolta a destra, seguendo la strada per
Sauris. La strada risale la
Valle del Lumiei fino all’arditissimo Ponte del Buso, e
prosegue poi, in gran parte in galleria, sul fianco opposto della vallata.
Giunti alla Diga del Lumiei 981
m, che dà origine al Lago di Sauris, si segue la strada
che passa sulla diga. La rotabile costeggia per un tratto la sponda meridionale
del lago e sale poi, con numerosi tornanti, fino al Rifugio Tita Piaz 1417 m e al Passo del Pura 1428 m (13 km da Ampezzo).