La zona libera della Carnia e del Friuli
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L'occupazione cosacco-caucasica
I cosacco-caucasici erano giunti in Friuli nell’agosto del ‘44.
All’inizio erano 22.000 ma erano progressivamente aumentati fino a
raggiungere, nella primavera del ‘45, il numero di 40.000 persone.
Avevano al seguito le famiglie, carriaggi, suppellettili, 6.000 cavalli
e 50 cammelli.
Per la popolazione della montagna questa
occupazione fu un vero martirio. Cacciata dalle case o costretta alla
coabitazione con quella marea di gente di usi ed abitudini tanto
diverse, depredata quotidianamente, privata delle già scarse risorse
alimentari ed agricole, essa affrontò quell’ultimo inverno di guerra in
condizioni di indicibile miseria e paura. Drammatica fu l’espulsione
totale degli abitanti dei paesi di Alesso, Bordano e Trasaghis: almeno
7.000 profughi, con poche masserizie, dovettero abbandonare le case,
attraversare il Tagliamento in piena e rifugiarsi a Gemona, Osoppo,
Buia, San Daniele. Vennero saccheggiati i paesi di Cadunea, Cedarchis,
Illegio, Invillino, Sutrio.A Imponzo i cosacchi uccisero il vicario don Giuseppe Treppo che aveva tentato di sottrarre due ragazze alla loro violenza.
In
Carnia occuparono i paesi, le frazioni, le borgate più sperdute,
insediando ben 44 presidi, una serie di tentacoli che, facendo perno su
Tolmezzo si spingevano nella Valle del Tagliamento fino al Passo della
Mauria; nella Vai Degano fino a Forni Avoltri e Sappada; nella Vai
Pesarina fin oltre Pesariis; nella Valcalda a Ravascletto e Zovello;
nella Valle del But al passo di Monte Croce Carnico. E poi a Paularo,
Treppo, Verzegnis, Moggio. I loro capi erano Andrei Andreievic Wlassow,
generale russo fatto prigioniero dai tedeschi e passato agli ordini di
Hitler, Piotr Nikolajevic Krassnoff e l’atamano Damanov. In campo
militare erano tuttavia subordinati all’autorità di Odilo Globocnik,
comandante delle SS del Litorale Adriatico.
Convinti di aver
trovato in Carnia la terra promessa, come era stato loro garantito dai
tedeschi, i cosacchi vi si insediarono da conquistatori, la
denominarono “Kosakenland in nord Italien”, e portarono fra la gente,
già tanto provata dalla guerra, scompiglio e terrore.