Allarme phishing: perchè questa minaccia é in costante aumento?

Pioggia di attacchi informatici nel corso del 2023. Lo rivela il colosso della sicurezza Kaspersky, che nel nel corso dell’anno passato ha bloccato oltre 709 milioni di tentativi di accesso a siti web fraudolenti e truffe. Un numero enorme, che si traduce in un incremento del 40% rispetto ai 12 mesi precedenti. 

Le app di messaggistica e le piattaforme IA i canali più sfruttati

I canali più sfruttati dagli attori delle minacce per ingannare gli utenti sono stati le app di messaggistica, le piattaforme di intelligenza artificiale, i servizi di social media e gli scambi di criptovalute.

Il pericolo è in forte aumento

L’analisi annuale del panorama delle minacce spam e phishing condotta da Kaspersky ha evidenziato una tendenza costante nell’anno precedente: un marcato incremento degli attacchi di phishing. Nel 2023, questa tendenza ha continuato a crescere, registrando un aumento del 40% e totalizzando 709.590.011 tentativi di accesso a link fraudolenti. L’attività di phishing ha mostrato un picco significativo tra maggio e giugno, seguito da un costante aumento nel corso dell’anno, possibilmente collegato alle festività natalizie, durante le quali i criminali informatici intensificano le truffe legate ai viaggi.

I truffatori usano l’Intelligenza Artificiale

L’ampia adozione di tecnologie basate su ChatGPT ha offerto ai truffatori nuove opportunità, ma ciò non ha impedito loro di utilizzare anche tattiche tradizionali. Le anticipazioni di eventi dal grande appeal, come il lancio dei film Barbie e Wonka, sono state sfruttate da phisher e truffatori per attirare utenti desiderosi di poter vedere in anticipo o a tariffe scontate, creando siti web contraffatti.

L’Italia tra i Paesi più colpiti

Gli attacchi diffusi attraverso piattaforme di messaggistica sono aumentati, con Kaspersky che ha bloccato 62.127 tentativi di reindirizzamento tramite phishing e link truffa su Telegram, registrando un aumento del 22% rispetto all’anno precedente. La maggior parte di questi attacchi è stata bloccata in Russia, seguita da Brasile, Turchia, India, Germania e Italia, quest’ultima con un aumento dell’attività di phishing basata su Telegram.

Obiettivo protezione

Per mettere al sicuro i propri account, gli esperti consigliano precauzione, un po’ di sano scetticismo e soprattutto una verifica prima di aprire link o e-mail sospette. Per difendersi dalle truffe, è importante cliccare su link provenienti esclusivamente da mittenti affidabili, utilizzare soluzioni di sicurezza durante la navigazione online e aggiornare sistemi e antivirus.

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Allarme social: per i giovanissimi è rischio dipendenza

Per i giovanissimi italiani è’ allarme dipendenza dai social. Lo afferma la recente ricerca condotta da Demoskopika, che evidenzia che oltre 1,1 milioni di individui sotto i 35 anni sono a rischio elevato di subire gli effetti negativi dei social. Tra l’altro,  i più giovani sono quelli maggiormente esposti alle insidie comportamentali online.

Utilizzando la Bergen Social Media Addiction Scale, la ricerca ha identificato comportamenti preoccupanti come l’utilizzo sempre più frequente e compulsivo dei social media e la difficoltà di smettere. Alcuni ragazzi presentano addirittura sintomi di ansia o agitazione quando non utilizzano i social media, oltre dedicare meno ore allo studio o al lavoro a causa della “dipendenza”.

Più si è giovani, più si è esposti agli effetti pericolosi della rete

L’analisi di Demoskopika suggerisce un’associazione inversamente proporzionale tra l’età degli intervistati e il rischio di dipendenza dai social media. I ragazzi tra i 18 e i 23 anni rappresentano il 38% del totale considerato a rischio elevato, seguiti da quelli tra i 24 e i 29 anni (34,5%) e infine dagli under 35 più adulti (30-35 anni) che superano i 308 mila soggetti.

Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, commenta che i dati confermano le preoccupazioni sulla dipendenza comportamentale legata all’uso eccessivo dei social media, sottolineando la necessità di un’attenzione politica più mirata per affrontare il “lato oscuro della rete”. Suggerisce una campagna di comunicazione della Presidenza del Consiglio per rafforzare la cultura digitale e sensibilizzare sulle criticità legate ai social media.

Vita digitale o vita reale?

L’analisi rivela che gli under 35 preferiscono le attività mediate rispetto a quelle non mediate, con l’85,7% del campione che utilizza quotidianamente i social media. Solo il 36,7% vede gli amici ogni giorno, mentre il tempo trascorso con parenti e familiari è ancora meno (17,3%).

Instagram la piattaforma più utilizzata

Instagram risulta essere il social più utilizzato (83,1%), seguito da Facebook (72,5%), YouTube (50,7%), e TikTok (37,6%). La dipendenza dai social media, misurata con la Bergen Social Media Addiction Scale, indica che il 10,3% dei giovani è ad alto rischio di dipendenza, mentre il 15,6% mostra una moderata propensione al pericolo di dipendenza.

Sicilia, Campania e Umbria hanno la maggiore incidenza di giovani a rischio elevato di dipendenza dai social media. La Sicilia è in testa con il 11,155%, seguita da Campania e Umbria rispettivamente con l’11,144% e l’11,138%. Altre regioni con un peso significativo di giovani a rischio includono Lazio, Toscana, e Abruzzo.

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Occhio alle telefonate “truffa”: c’entra la clonazione vocale con l’AI

Negli ultimi anni, la tecnologia di clonazione vocale basata sull’intelligenza artificiale (AI) ha compiuto progressi significativi, diventando sempre più sofisticata e realistica. Questo sviluppo ha aperto nuove prospettive in settori come l’intrattenimento, l’assistenza clienti e le interazioni virtuali, ma ha anche portato alla luce possibili minacce, in particolare l’uso fraudolento di questa tecnologia.

Si dicono… cose che non si sono dette

La clonazione vocale AI implica la creazione di un modello digitale della voce di una persona, consentendo di generare discorsi che quella persona non ha effettivamente pronunciato. Software avanzati possono creare un clone vocale convincente con appena 5 secondi di registrazione vocale. Questa capacità può essere sfruttata per scopi fraudolenti, come l’imitazione di persone di fiducia o autorità, con l’intento di ingannare le vittime e ottenere denaro o informazioni sensibili.

Secondo un rapporto dell’FBI del 2020, i crimini informatici hanno causato perdite superiori a 4,2 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con le truffe vocali che rappresentano una parte significativa di tali reati.

Verificare sempre l’identità di chi chiama

Le truffe vocali AI stanno diventando sempre più sofisticate, rendendo difficile per le persone distinguere tra una voce clonata e una reale. Per proteggersi da queste minacce, esistono diverse misure che individui e organizzazioni possono adottare.

In primo luogo, è essenziale verificare l’identità del chiamante in caso di chiamate sospette, specialmente se coinvolgono richieste di denaro o dati personali. Questo può essere fatto richiamando la persona o l’ente attraverso un numero di telefono ufficiale. Educarsi e informare gli altri sulle tattiche utilizzate dai truffatori è altrettanto importante. La consapevolezza di queste pratiche può ridurre il rischio di essere ingannati, e molte organizzazioni forniscono risorse educative per aiutare le persone a riconoscere e reagire alle truffe vocali AI.

Le protezioni aggiuntive

Inoltre, l’utilizzo di tecnologie di sicurezza, come soluzioni software in grado di analizzare le caratteristiche vocali per rilevare imitazioni, può offrire un livello di protezione aggiuntivo. Infine, limitare la quantità di informazioni personali condivise pubblicamente, soprattutto sui social media, può contribuire a ridurre le possibilità che la propria voce venga clonata.

In un contesto in cui la tecnologia avanza rapidamente, la consapevolezza e la precauzione sono fondamentali per difendersi dalle truffe vocali AI.

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Anno nuovo, vecchie truffe: il phishing attira con falsi regali

Nell’ultimo periodo dell’anno, caratterizzato da allegria e vendite abbondanti, gli esperti di Kaspersky hanno individuato casi di phishing costruiti intorno alle festività di Natale e Capodanno.
In pratica, i truffatori hanno mascherato il furto di dati personali e denaro come omaggi per le feste.

Alcuni siti di phishing miravano infatti a ottenere dati infiltrandosi nei social media e negli account di messaggistica personali degli utenti sotto varie spoglie. Quindi, richiedevano informazioni che una volta ottenute venivano inviate direttamente nelle mani dei truffatori.
In questo modo, i truffatori potevano ottenere l’accesso completo all’account, portando potenzialmente al furto dell’identità digitale, all’accesso alle conversazioni private e alla possibilità di fingersi la vittima per ulteriori attività dannose.

Presi di mira account personali a Singapore

Uno di questi episodi di phishing è stato segnalato a Singapore. I truffatori hanno creato un sofisticato sito di phishing rivolto ai privati con la promessa di pagamenti per il nuovo anno, apparentemente provenienti dal Ministero delle Finanze di Singapore.

Questo sito ingannevole è stato progettato per imitare il profilo del ministero in modo da renderlo credibile. Per ricevere il pagamento, veniva richiesto ai visitatori di inserire i dati del proprio account Telegram.

Imitare le banche per le offerte di Capodanno

Un’altra tecnica di phishing era una lotteria con le banche. Poiché Capodanno è un periodo di offerte e regali vantaggiosi, i truffatori hanno creato siti di phishing che invitavano gli utenti a partecipare a lotterie con l’obiettivo di ottenere i loro dati bancari per derubarli.
Un caso di frode di Capodanno è stato rivolto ai cittadini delle Filippine, attirati su un sito web dove sono stati invitati a girare una ruota per avere la possibilità di vincere una somma di denaro.

Dopo il lancio, agli utenti è stata mostrata la presunta vincita, ed è stato chiesto di scegliere tra varie banche dove depositare i presunti guadagni. Dopo aver effettuato la scelta, gli utenti si sono ritrovati su siti di phishing progettati per simulare interfacce bancarie online legittime. La mossa finale della truffa mirava infatti a ottenere l’accesso alle credenziali bancarie.

False gift-box di criptovalute senza Pokémon

La posta in gioco nel mercato delle criptovalute è molto alta: rubare un portafoglio anche con solo pochi bitcoin può fruttare ai truffatori un profitto significativo. Pertanto, si impegnano molto a creare e-mail e siti di phishing credibili, rendendo così più difficile per l’utente notare qualcosa di sbagliato.

In uno di questi casi i truffatori hanno creato una pagina di phishing copiando l’offerta ufficiale di Courtyard.io, un sito che consente di convertire oggetti fisici da collezione in token. Courtyard.io invitava gli utenti a registrarsi e ad acquistare una gift-box di Capodanno contenente una carta Pokémon.
I truffatori hanno creato una pagina di phishing con la stessa offerta. Ma per ricevere la scatola i visitatori dovevano collegare un portafoglio di criptovalute.

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Cybersecurity: l’era AI cambia il panorama delle minacce?

Con l’avanzamento del progresso tecnologico e i cambiamenti della società nelle conversazioni globali si sta affermando il termine ‘AI’.
La crescente diffusione dei Large Language Model (LLM), le sempre più diffuse preoccupazioni per la sicurezza e la privacy legano l’Intelligenza artificiale direttamente al settore della cybersecurity.

L’ultimo Security Bulletin (KSB) di Kaspersky evidenzia la profonda influenza dell’AI sul panorama delle minacce IT del 2023. I ricercatori di Kaspersky spiegano come gli strumenti di Intelligenza artificiale abbiano aiutato i criminali informatici nelle attività malevole durante l’anno, mostrando anche le potenziali applicazioni difensive di questa tecnologia. E mostrano l’evoluzione del panorama delle minacce legate all’AI nel futuro.

Vulnerabilità più complesse

Con l’integrazione di LLM che seguono le istruzioni su un numero sempre maggiore di prodotti rivolti agli utenti finali, emergeranno nuove e complesse vulnerabilità nell’intersezione tra AI generativa probabilistica e le tecnologie deterministiche tradizionali. Ciò amplierà la superficie di attacco che i professionisti della sicurezza informatica dovranno proteggere, richiedendo agli sviluppatori di studiare nuove misure di protezione.
Un esempio è l’approvazione da parte dell’utente per le azioni avviate dagli agenti LLM.

I red teamer e i ricercatori sfruttano l’AI generativa per realizzare strumenti innovativi di cybersecurity, che potrebbero dare vita a un sistema di assistenza che utilizza LLM o machine learning. Questo strumento potrebbe automatizzare le attività di red teaming, offrendo indicazioni basate sui comandi eseguiti in un ambiente pentesting.

L’AI non sarà il driver di un cambiamento radicale

Il prossimo anno i criminali potrebbero migliorare le proprie tattiche utilizzando le reti neurali e sfruttando gli strumenti di AI per creare contenuti fraudolenti più convincenti. Grazie alla possibilità di generare senza sforzo immagini e video realistici le minacce legate a frodi e truffe si aggraveranno.

Nonostante le tendenze descritte, gli esperti di Kaspersky rimangono scettici sul fatto che l’AI possa cambiare significativamente il panorama delle minacce in tempi brevi.
Se da un lato i criminali informatici stanno adottando l’AI generativa, lo stesso vale per gli addetti alla cybersicurezza, che utilizzeranno gli stessi strumenti, o addirittura più avanzati, rendendo improbabile un’alterazione significativa del panorama degli attacchi.

Regolamentazione: il contributo del settore privato

Lo sviluppo tecnologico diviene anche una questione di policy e regolamentazione. Il numero di proposte di regolamentazione legate all’AI è destinato ad aumentare, e le aziende tecnologiche possono fornire indicazioni preziose per le discussioni su questo tema a livello nazionale e globale.

Per segnalare o identificare i contenuti generati dall’AI saranno necessarie più normative e policy per i provider, che continueranno a investire in tecnologie di rilevamento.
Gli sviluppatori e i ricercatori, dal canto loro, contribuiranno ai metodi di watermarking dei media creati dall’AI per facilitarne identificazione e tracciabilità.

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NetRetail Books: per gli italiani il digitale fa bene alla lettura 

Secondo NetRetail Books, lo studio su abitudini di lettura e acquisti digitali di libri degli italiani, realizzato da Netcomm, il Consorzio per il Commercio Digitale Italiano con il supporto di Amazon, un lettore italiano su due dichiara di leggere di più grazie alle librerie online. E per sette italiani su dieci il web facilita la scoperta di nuovi titoli e autori.

Di fatto, gli italiani abituati a leggere libri su qualsiasi formato (cartaceo, digitale, audiolibro) sono il 49,6% della popolazione, con una maggiore propensione per la carta (43%) rispetto ai formati digitali (22,3%) e gli audiolibri (11%). Ma quattro italiani su dieci leggono libri su due o più formati.

L’identikit del lettore

Inoltre, due lettori su tre pensano che i negozi online e le librerie fisiche siano complementari, ma la quota di lettori è decisamente più elevata tra le donne (55% vs 44,2% uomini), e le fasce d’età con maggiore propensione alla lettura sono rappresentate dagli over 65 (53,8% di lettori) e gli under 25 (52,4%).

In particolare, in queste due fasce sono presenti i cosiddetti lettori forti, ovvero quelli che leggono più di 11 libri in un anno, corrispondenti all’8% della popolazione.
Inoltre, i lettori che più si affidano ai canali online per informazioni di lettura sono di età compresa tra 25 e 44 anni.

Alla scoperta (online) di nuovi titoli e autori 

In particolare, chi ha tra 24 e 34 anni indica come primo touchpoint i suggerimenti trasmessi da booktoker e influencer, mentre chi ha tra 35 e 44 usa più i motori di ricerca per scoprire nuovi titoli e autori.

La rilevanza dell’e-commerce per la scoperta di novità editoriali cresce con la propensione alla lettura. Per i lettori forti è il secondo touchpoint (28,8%) dopo le raccomandazioni di amici e conoscenti (44,2%), ma prima dei contenuti social di influencer e BookTokers (25,2%), vetrine (25,2%) e recensioni online (24,5%).
Ma anche per il 37,1% di lettori che acquistano solo in negozi fisici i canali online rappresentano un punto di riferimento importante per la scelta del libro.

Più si legge più si è “multicanale”

In generale, per il 63,7% dei lettori italiani i negozi online sono complementari alle librerie, ma più il lettore è forte più è propenso a utilizzare formati diversi.
Tra coloro che usano un solo tipo di formato, quelli che leggono solo eBook leggono più frequentemente, a conferma che il canale digitale supporta la domanda di lettura dei lettori forti.

Ma più le persone leggono più acquistano libri differenziando i canali (online e offline). Infatti, oltre il 70% dei lettori forti ha un approccio multicanale all’acquisto, e negli ultimi 12 mesi quasi il 60% degli acquirenti ha acquistato sia in negozio sia online. Il 46,4% della popolazione online, invece, ha acquistato almeno un libro in un negozio fisico e il 46,8% almeno un libro online.

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Intelligenza artificiale, quanto ne sappiamo?

L’Intelligenza Artificiale è ormai parte integrante della nostra vita da diversi anni, spesso utilizzata senza che ce ne accorgiamo, ad esempio attraverso i nostri smartphone. Negli ultimi tempi, sono emersi sul mercato nuovi strumenti chiamati “Intelligenza Artificiale Generativa,” come ChatGPT e Midjourney, capaci di creare nuovi contenuti semplicemente descrivendoli.

Questo fenomeno rappresenta una sorta di rivoluzione che ci pone domande sul nostro rapporto con le macchine, sempre più creative, e sul tipo di società con cui dovremo confrontarci. L’ultima edizione dell’Osservatorio Nuove Tecnologie di Ipsos, in collaborazione con Vincenzo Cosenza, approfondisce proprio il tema dell’Intelligenza Artificiale e della GenAI dopo aver esplorato le attitudini delle persone in Italia verso il Metaverso.

Il tema è noto, la fiducia alta

Dai risultati emersi, l’Intelligenza Artificiale risulta essere il tema tecnologico più conosciuto, con un aumento particolare della consapevolezza riguardo alle app di AI Generativa. Anche i livelli di fiducia verso la GenAI sono discretamente alti, sebbene ci sia la richiesta di maggiori garanzie e normative, specialmente in merito alla veridicità delle risposte e alla trasparenza nelle fonti utilizzate per generare il contenuto.

Nel contesto lavorativo, emergono sentimenti contrastanti sull’impatto della GenAI, con prospettive positive come la semplificazione dei processi, la creazione di nuovi lavori e l’aiuto nelle professioni, ma anche preoccupazioni riguardo alla perdita di posti di lavoro e alla minaccia per la creatività.

ChatGpt è l’app più conosciuta

La Chat GPT di OpenAI si distingue come l’app di GenAI più conosciuta, e la sua notorietà può essere attribuita alla sua elevata esposizione mediatica e alla sua interfaccia utente intuitiva. Recentemente, la notizia del ritorno di Sam Altman come Amministratore Delegato di OpenAI ha suscitato interesse e riflessioni sulla governance dell’azienda.

Infine, il sondaggio ha esplorato l’uso attuale della GenAI, rivelando che viene principalmente impiegata per scopi personali e creativi, seguita da utilizzi nel lavoro e nello studio. La fiducia nei confronti dell’AI Generativa è relativamente alta, ma è evidente la necessità di affrontare questioni come la veridicità delle risposte, la trasparenza delle fonti e il rispetto della privacy.

Positive le prospettive per il futuro

Guardando al futuro nel 2040, gli intervistati mostrano una varietà di opinioni sull’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, da prospettive ottimistiche sul miglioramento della qualità della vita alle preoccupazioni sulla sostituzione delle attività umane. Inoltre, emerge un atteggiamento realistico da parte degli italiani riguardo all’impatto dell’Intelligenza Artificiale, con una volontà diffusa di intraprendere percorsi di formazione per acquisire competenze digitali necessarie per il futuro del lavoro.

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L’e-commerce B2c e l’innovazione nella catena del valore

Quest’anno l’andamento degli acquisti online degli italiani è decisamente influenzato dall’inflazione. Dal marketing ai pagamenti, alla logistica e al customer care i merchant sono al lavoro sull’intera catena del valore per migliorare i ricavi, ma soprattutto per contenere i costi. I retailer riconsiderano quindi tutti i processi alla base della catena del valore dell’e-commerce B2c (un mercato che nel 2023 vale 54 miliardi di euro, +13% sul 2022) in ottica di semplificazione, ottimizzazione e integrazione omnicanale. Diversi retailer poi sperimentano e implementano nuovi modelli di business, fondati sull’offerta di servizi innovativi B2c e B2b. Emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano.

Marketing e pagamenti: touchpoint e Buy Now Pay Later

Nel marketing l’approccio è ancor più focalizzato sull’omnicanalità, grazie agli investimenti sui che abilitano la connessione con il consumatore quando è più ricettivo alla comunicazione. Ad esempio, facendo ricorso a influencer e creator sui social network.
Un’interazione possibile anche grazie alla digitalizzazione dei mezzi pubblicitari, che facilitano la convergenza mediatica tra il mondo online e offline (come le campagne su Tv connesse o l’utilizzo di formati digital audio) e permettono di raggiungere l’utente in un’ottica sempre più integrata. Sul fronte dei pagamenti gli sforzi sono rivolti prevalentemente alla sicurezza e alla fluidità del check-out, ad esempio attraverso la personalizzazione del percorso di pagamento, o alla tokenizzazione e gestione delle esenzioni tramite l’autenticazione del cliente prima dell’acquisto. La gestione dei diversi strumenti di pagamento va poi di pari passo con l’ampliamento dell’offerta. Ad esempio, con l’attivazione del Buy Now Pay Later. 

Logistica ottimizzata in ottica omnicanale e sostenibile

Per la logistica, l’obiettivo primario riguarda la semplificazione e l’ottimizzazione, anche in ottica omnicanale, dei processi per ridurre i costi. In particolare, nel Food&Grocery alcuni interventi in questo senso riguardano l’automazione delle attività di stoccaggio e picking, e in via sperimentale, di quelle di distribuzione. Una nota positiva registrata nell’ultimo anno è il fermento di progetti in ambito sostenibilità su molteplici fronti: dalle infrastrutture (magazzini a ridotto impatto ambientale), ai prodotti (packaging riciclato per le spedizioni) ai processi di last mile delivery (adozione di veicoli elettrici, carbo-bike, ampliamento della rete di punto di ritiro).

L’evoluzione smart del customer care

I player del settore, inoltre, stanno collaborando per integrare i processi di distribuzione e i sistemi informativi tra i vari soggetti coinvolti (piattaforme di food delivery e retailer GDO, merchant e-commerce e corrieri logistici) per permettere una gestione più lineare ed efficiente dei flussi di spedizioni e di dati. Nel customer care, poi, la tecnologia intrinseca nel sito e-commerce diventa uno strumento volto soprattutto a raccogliere dati e insight sul consumatore, indispensabili per migliorare l’esperienza nel medio-lungo termine. Tra i progetti più diffusi, l’utilizzo dell’AI per offrire all’utente un percorso di vendita personalizzato, e al merchant l’automazione di attività routinarie come data analytics, traduzione o image processing. 

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Gli italiani comprano sui marketplace, ma molte aziende non li usano

Se sono oltre 80 mila le imprese che utilizzano l’e-commerce come canale di vendita, solo il 46,4% è presente sui marketplace. Il 20,5% delle imprese presenti sui marketplace li ha scelti come unico canale di vendita online, mentre il 25,9% preferisce una combinazione di marketplace e sito proprietario. Di fatto, la grande maggioranza dei consumatori online compra sui marketplace, ma meno della metà delle aziende che vende sul web li usa per commercializzare i propri prodotti.
È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Yocabè e Confcommercio Roma, in collaborazione con l’istituto di ricerca Format Research, dal titolo Esigenze e politiche delle imprese in termini di servizi e logistica.

Logistica: punto debole per un’impresa su tre

Ed è la logistica a rappresentare il tallone d’Achille dell’e-commerce. In generale, infatti, le difficoltà incontrate dalle imprese nello sviluppo dell’e-commerce sono la gestione della logistica e i costi di spedizione (34,3%), oltre agli investimenti necessari per il marketing (25,4%). Più della metà delle imprese, poi, afferma che le principali barriere alla crescita del loro e-commerce sono la gestione della logistica (52,9%) e l’utilizzo di piattaforme tecnologiche (50,2%). Le imprese che scelgono di gestire in proprio il magazzino, avvalendosi dei corrieri dei fornitori per i trasporti, sono però in netta prevalenza (82,9%), e sono proprio queste a esprimere il maggior grado di soddisfazione.
Al contrario, le imprese che si affidano esclusivamente ai marketplace lamentano soprattutto la gestione dei resi (54,8%).

Amazon è il preferito dal 95% dei consumatori

Il 91% dei consumatori utilizza abitualmente le piattaforme marketplace come canale di acquisto, e solo in misura decisamente minore (40%) il sito di un negozio fisico o di un brand. I fattori di attrazione verso i marketplace per i consumatori sono principalmente l’esattezza dell’indicazione dei tempi di spedizione e la sicurezza di acquistare tramite un brand conosciuto. Ma anche l’economicità o la gratuità delle spese di spedizione e dei resi. Le piattaforme preferite? Su tutte Amazon (95%), poi eBay (41,6%) e Zalando (39,0%).

Costi e tempo di spedizione influenzano gli acquisti

La preferenza dei consumatori si orienta invece sull’e-commerce di un negozio qualora siano presenti aspetti come spedizione e reso gratuiti (65,3 e 60,1%), maggiore semplicità della procedura dei resi e indicazione del giorno di consegna (50,5%). In generale, però, molti consumatori hanno riscontrato problemi durante un acquisto online. Si tratta del 76,3%, una percentuale non trascurabile, che potrebbe rinunciare ad acquistare a causa di fattori legati alla gestione della logistica e del canale di vendita, più che al prodotto in sé. In ogni caso, dalla ricerca emerge che i principali ostacoli all’acquisto sono i costi di spedizione troppo alti (45,9%) e i tempi di spedizione troppo lunghi (31,7%). Sono infatti soprattutto i costi eccessivi che influiscono sugli acquisti successivi dei consumatori sui medesimi siti. 

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Second hand: la parola più cercata online è iPhone 

Per il second hand online il 2022 si è tradotto in un consolidamento del mercato dell’usato come luogo a cui guardare per compravendite in grado di far risparmiare e guadagnare attraverso un percorso di acquisto sostenibile. Questo perché il ritorno alla norma-lità postCovid, il caro energia dovuto allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, e la crescita dell’inflazione hanno generato forti preoccupazioni economiche. Subito.it, il sito specializzato in second hand, ha analizzando oltre 3 miliardi di ricerche e 1, 6 miliardi di visite in piattaforma da parte di oltre 13 milioni di utenti unici, raccontando un anno, il 2022, in cui la tecnologia ha assunto un ruolo da protagonista. Tanto che iPhone risulta la parola più cercata.

I brand tech diventano vere e proprie keyword

Device, elettrodomestici, smartphone e wearable costituiscono uno dei ‘noccioli duri’ della second hand in generale. Tra le parole più ricercate in generale sulla piattaforma nel 2022 si trova iPhone, con Samsung che scende di quattro posizioni rispetto al 2021 e Apple, meno ricercata di Samsung, che ne guadagna 11. Sono questi infatti i brand che vengono collegati automaticamente ai più famosi device di loro produzione, tanto da diventare vere e proprie keyword. I due giganti del settore mantengono perciò il loro primato anche per l’usato, dove comunque non mancano ricerche anche per Xiaomi, che però perde 38 posizioni, e Huawei, che ne guadagna 21.

Apple Watch e PlayStation 4 nella Top 20

Analizzando l’intera classifica è possibile trovare anche ricerche relative ai wearable, come gli smartwatch, con parole come Apple Watch, che però rispetto al 2021 perde sette posizioni, e Garmin: prodotti che mettono in luce l’attenzione degli italiani al monitoraggio della propria salute.
Discorso a sé per il gaming, con in testa la PlayStation 4 nella Top 20 delle parole più cercate in assoluto, e PlayStation 5, che esce dalla Top 20, ma  ne guadagna 3 posizioni rispetto al 2021.
Nintendo Switch, insieme a PC gaming, scheda video e monitor, mostrano poi non solo l’interesse per le console, ma la creazione di vere e proprie gaming station grazie alla second hand.

Picco di transazioni prima di Natale

Non solo però giochi digitali: nel 2022 sono stati cercati molto anche flipper e giradischi. E l’usato si regala anche a Natale. Su Subito si sono infatti verificati picchi di utilizzo della piattaforma a novembre e dicembre, tendenze che permettono di attestare il definitivo ‘sdoganamento’ dei pregiudizi relativi alla second hand. In particolare, si è assistito al +23% di transazioni a novembre rispetto a ottobre, e al +62% di transazioni con TuttoSubito, che permette di fare affari a distanza e in sicurezza in tutta Italia, cresciuto del +113% da gennaio a novembre 2022. Rispetto alla settimana precedente, nella settimana tra il 21-27 novembre il valore transato è stato 8 volte superiore alla media settimanale.

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