Intelligenza Artificiale, italiani favorevoli però….

Che posizione hanno gli italiani nei confronti dell’Intelligenza Artificiale? Una recente indagine commissionata da Readly ha rivelato che i nostri connazionali hanno un atteggiamento di ambivalenza verso l’utilizzo dell’IA, manifestando entusiasmo in alcuni settori e preoccupazione in altri.

Aspettative positive per medicina e domotica 

Un italiano su due ha grandi aspettative per l’uso dell’IA in medicina. Solo il 16% si mostra preoccupato per i possibili risvolti negativi. Una larga percentuale di cittadini, il 34%, vede di buon occhio la crescente presenza dell’IA nella tecnologia smart-home, con un picco del 41% tra i giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni.

Divario generazionale e di genere 

Gli entusiasti dell’avvento dell’IA sono prevalentemente giovani tra i 18 e i 29 anni (49%) e gli over 60 (47%). Tuttavia, c’è un divario di genere: il 35% degli uomini ritiene che l’IA sia vantaggiosa, mentre le donne si dichiarano più caute. Quelle che si dichiarano favorevoli, infatti, sono il 25%. 

Giornalismo, scuola e finanza: cosa fa paura

Le preoccupazioni emergono in specifici settore. E’ il caso del giornalismo: quando si tratta di ‘potenziarlo’ con la tecnologia IA, il 25% degli italiani si dichiara preoccupato, perchè potrebbe essere una deriva pericolosa. Timori simili sorgono nella scuola e nella finanza, settori in cui il giudizio umano è considerato di cruciale importanza.

Relazioni sociali: l’IA non piace molto

La stragrande maggioranza (90%) degli intervistati considera l’IA dannosa nelle relazioni sociali, con un significativo 87% tra i giovani di 18-29 anni e addirittura il 94% tra gli ultrasessantenni.

Marie Sophie Von Bibra, direttore marketing di Readly, sottolinea l’importanza del contatto umano e della supervisione di questa tecnologia, specialmente in settori critici come giornalismo, insegnamento e finanza. Afferma che gli italiani sono disposti ad abbracciare l’innovazione quando ha benefici chiari, ma sono cauti nell’affidarsi eccessivamente all’IA in settori dove il giudizio umano è essenziale.

Potenziale dell’IA: oltre la medicina e la domotica

Oltre alla medicina e alla domotica intelligente, gli italiani vedono il potenziale dell’IA nel coding e nella programmazione tecnologica (41%), nella ricerca scientifica (37%), nella sicurezza informatica (32%) e nei trasporti (24%). L’IA è invece considerata inopportuna nell’ambito legale e giudiziario dall’89% degli intervistati, mentre solo il 20% intravede vantaggi nell’uso dell’IA nei servizi bancari e finanziari.

In conclusione, l’indagine evidenzia che, sebbene gli italiani riconoscano il potenziale dell’IA, sono favorevoli a un approccio equilibrato e consapevole per garantire benefici per tutti.

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Sanità: un italiano su tre ha rinunciato a curarsi nell’ultimo anno

Sono quasi 14 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno rinunciato a sottoporsi a una o più visite o cure mediche. In pratica, un italiano su 3, e al Sud e nelle Isole la percentuale arriva addirittura al 37,5%.
Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, tra coloro che hanno rinunciato a esami, visite e operazioni, la frequenza maggiore è stata riscontrata per oculistica (36%), dermatologia (35,6%) e odontoiatria (35,5%).

Ma non manca chi ha scelto di non curarsi anche in aree mediche come ginecologia (25%) o cardiologia (26%).
Le ragioni? Il 64% di chi Fra chi ha scelto di non curarsi lo ha fatto a causa dei tempi di attesa troppo lunghi e il 60%, circa 8,3 milioni di italiani, per i costi troppo elevati.

Con il SSN circa 77 giorni di attesa

Numeri così alti non sorprendono: chi nell’ultimo anno si è curato solo attraverso il SSN ha affrontato, in media, liste di attesa di circa 77 giorni, valore influenzato certamente anche dalla scarsità di personale medico nelle strutture pubbliche.

Liste d’attesa che tendono ad allungarsi fino a quasi raddoppiare, a seconda dell’area geografica e della specializzazione richiesta.
Proprio a causa dei tempi così dilatati 14 milioni di italiani hanno dichiarato di essersi rivolti a una struttura privata.
Chi ha fatto questa scelta si è dovuto confrontare, in media, con liste di attesa di circa 15 giorni, non di 77.

Quanto si spende nelle strutture private? 

Chi si è curato in una struttura a pagamento ha speso, in media, 335 euro per ogni approfondimento specialistico (nel Centro Italia si sfiorano 400 euro).
Gli importi medi pagati dai pazienti sono stati sensibilmente diversi anche a seconda dell’area specialistica, e vanno da 117 euro per gli esami del sangue a 144 euro per la ginecologia, da 210 per la dermatologia a 610 per la chirurgia generale fino a 716 euro per l’odontoiatria.
Per far fronte a questi costi il 77% degli intervistati ha utilizzato i propri risparmi.
Solo il 20% ha potuto usufruire di un’assicurazione sanitaria, mentre il 15% ha dovuto chiedere un sostegno economico ai familiari, e il 5% si è rivolto a una banca o una società finanziaria.

C’è chi ha dovuto cambiare regione per curarsi

Sempre nell’ultimo anno, poi, oltre 2,4 milioni di persone hanno dovuto cambiare regione per sottoporsi a esami, visite o interventi.
Sebbene il fenomeno sia stato rilevato in tutto il Paese, sono le aree del Centro Italia quelle dove la percentuale di chi ha cambiato regione per curarsi è più alta (11,5% rispetto al 7,4% rilevato a livello nazionale).
Le regioni verso cui ci si è spostati con più frequenza? Sono Lazio (27%), Lombardia (19%), Emilia-Romagna (15%) e Veneto (11%).

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La scuola moderna? Per i ragazzi dovrebbe essere digital e senza compiti

Sei famiglie su dieci sono preoccupate per l’istruzione dei propri figli, anche se il livello di preoccupazione è leggermente diminuito rispetto all’anno scolastico precedente. Eppure, nonostante i chiaroscuri, gli italiani riconoscono una certa soddisfazione nei confronti della scuola, considerata moderna dal 25% dei genitori ed efficace e coinvolgente dal 24%. E i ragazzi? Sognano una scuola senza compiti, soprattutto le ragazze, e uno su quattro vorrebbe iniziare le lezioni più tardi al mattino. Questo è quanto emerge dall’analisi annuale dell’Osservatorio sulla didattica digitale, condotta da BVA Doxa in collaborazione con MyEdu.

La percezione negativa aumenta con il grado di studi

Il 25% dei genitori intervistati ritiene che il sistema scolastico italiano sia moderno e innovativo. Al contrario, c’è una quota del 40% che non è d’accordo: fra questi il 21% lo considera obsoleto e il 19% noioso e pesante. Questa percezione negativa è più pronunciata tra i genitori dei ragazzi della scuola secondaria.
Rispetto all’anno scolastico precedente, i genitori sembrano essere un po’ meno preoccupati per il futuro dei propri figli: c’è un aumento del 11% dei genitori che si dichiarano sereni, anche se restano in netta minoranza rispetto a quelli preoccupati (65%). Parallelamente, c’è una maggiore richiesta di attività che rendano lo studio più stimolante a scuola, con il 52% che suggerisce l’inserimento di laboratori tecnologici nell’orario scolastico.

La didattica digitale ha migliorato il rapporto scuola-famiglia

L’introduzione della didattica digitale integrata nel periodo post-pandemia ha migliorato complessivamente la percezione dell’alleanza tra scuola e famiglia. Il 46% dei genitori dichiara un miglioramento (molto o abbastanza), mentre il 39% mantiene una posizione neutrale. In generale, gli apprezzamenti verso il miglioramento provengono soprattutto dai genitori dei ragazzi della scuola secondaria e residenti nel Nord Est. La soddisfazione per il livello di innovazione della scuola dei propri figli è in linea con questo panorama: il 42% dei genitori si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, mentre la metà si colloca a un livello di soddisfazione intermedio (47%). Questi risultati sono trasversali alla tipologia di scuola e all’area geografica.

La scuola dei sogni per gli studenti

Ma cosa ne pensano i ragazzi? Come dovrebbe essere la scuola dei sogni?  Il 43% vorrebbe una scuola senza compiti (in particolare le ragazze), uno su quattro vorrebbe iniziare le lezioni più tardi, il 20% ritiene che la scuola dovrebbe essere dotata di più dispositivi tecnologici come computer e tablet, e infine il 19% desidera una scuola senza esami.

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“Il primo bacio non si scorda mai”, ma 1 su 4 sceglierebbe un’altra persona

Si dice che il primo bacio non si scordi mai, e le evidenze emerse dall’indagine di MioDottore, piattaforma del gruppo DocPlanner per la prenotazione online di visite mediche, sembrano confermare. Il 95% degli italiani ricorda infatti il primo bacio, l’iniziale approccio all’altro e all’intimità, che vede protagonisti soprattutto i ragazzi in età preadolescenziale, di 12 e 15 anni (49%), o quelli tra i 15 e i 18 (39%).
Forse proprio perché scambiato in tenera età, il primo bacio riaffiora nella mente degli italiani come ‘impacciato e imbarazzante’ (43%), ma anche ‘dolce e romantico’ (37%), non sempre ‘travolgente’ (14%), e fortunatamente, quasi mai ‘disastroso’ (6%). Ma se fosse possibile tornare indietro nel tempo 1 su 4 bacerebbe qualcun altro/a.

Non (solo) il volto ma la location

Cosa si rievoca più facilmente di quel momento? Non il giorno in cui è avvenuto (3%) né cosa si indossava (3%), bensì la location, un particolare impresso nella memoria di oltre 1 italiano su 2 (58%). Tanto da superare addirittura il ricordo del volto della persona baciata (53%) e delle emozioni connesse a quell’istante (50%). Spesso il primo bacio suggella una relazione più o meno seria, ma gli anni passano e i sentimenti mutano quasi per tutti. Così 7 italiani su 10 (71%) ammettono di aver perso di vista la persona con cui hanno condiviso quel momento. E se fosse possibile tornare indietro, il 26% cambierebbe la persona con cui ha condiviso quel dolce momento.

L’ultimo è meglio del primo?

Alcuni poi avrebbero voluto vivere quell’instante con emozioni diverse da quelle provate (17%) o farlo accadere in un momento (15%) o un luogo (13%) differente. Altri ancora modificherebbero il bacio stesso (19%), che non ricordano come il migliore della loro vita. Infatti, in un’ipotetica classifica dei baci più indimenticabili il primo bacio occupa solo il terzo gradino del podio (18%), preceduto da quelli che i figli donano ai genitori (21%) e dal bacio che gli italiani quotidianamente ricevono dall’attuale partner (31%). Si potrebbe poi pensare che ad avere i ricordi più nitidi del primo bacio siano i giovani, ma non sempre è così.

Baby Boomers contro Millennials 

Sembra infatti che il tempo trascorso dal primo bacio a oggi non incida sulla probabilità di ricordarlo meglio. Anzi, un numero maggiore di Millennials ha dimenticato quel dolce avvenimento rispetto ai Baby Boomers: l’11% degli italiani tra 26-41 anni sostiene di non ricordare nulla del loro primo bacio, contro il 4% degli over58. Inoltre, pare che i Boomers abbiano i ricordi più vividi anche dei piccoli dettagli: non solo il luogo in cui hanno dato il primo bacio o le sensazioni a esso associato, ma perfino l’outfit (7%). Percentuale che scende al 2% nel caso di chi ha tra 26 e 41 anni.

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Nuovi modelli di consumo alimentare: come cambia la spesa degli italiani 

Più attenzione al risparmio, alle promozioni e al cibo cucinato a casa. Sono queste alcune tendenze relative ai modelli di consumo alimentari nel 2023, emerse dall’ultima rilevazione del Monitor elaborato dall’EngageMinds HUB, il Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica di Cremona. Più in particolare, secondo il Monitor, nel 2023 l’82% degli italiani presterà più attenzione alle promozioni quando farà la spesa, il 14% in più rispetto a gennaio 2022, quando a pensarla così era il 68% dei consumatori. A questo si aggiunge che il 75% dei cittadini dichiara che nei prossimi mesi mangerà più cibi cucinati a casa, e anche in questo caso la tendenza è in crescita, infatti a gennaio 2022 la quota si fermava al 66%. 

Donne e over60 più attenti a sconti e promozioni

Il Monitor rileva inoltre come l’attenzione alle promozioni sia accentuata nelle donne (89% rispetto all’82% della media nazionale) e tra gli over 60 (87%), e meno tra gli uomini e i giovani (78% e 76%). Inoltre, le persone che si dicono attente agli sconti sono concentrate maggiormente al Sud e Isole (87%), mentre questo atteggiamento appare meno presente nel Nord-Est (75%). Allo stesso tempo, le persone che ammettono un umore triste sono un po’ meno propense ad attivarsi alla ricerca di promozioni (78%). Al contrario, si sale al 90% di soggetti attenti agli sconti se si restringe il campo a coloro che mostrano un generale atteggiamento ‘cospirazionista’.

Non si rinuncia alla qualità

Il 37% dei consumatori acquisterà merce di seconda mano, una percentuale significativa e in rialzo di 5 punti da gennaio 2022, e il 36% dichiara che si affiderà più di prima alla Grande distribuzione, quota in crescita del 3%, e fenomeno particolarmente evidente nel Centro Italia (42%). Se dunque la caccia al risparmio nella spesa quotidiana è una tendenza in atto lo studio del Centro di ricerca della Cattolica di Cremona riesce a intercettare anche altre sfaccettature del consumatore, che comunque per il 75% sarà più attento alla qualità quando andrà a fare la spesa (+11% rispetto a gennaio 2022), e nella medesima misura, considererà, tra le priorità di scelta, la provenienza dei prodotti. Insomma, più attenzione al risparmio, ma all’interno di una forchetta valoriale non facilmente valicabile.

La condizione sociodemografica e psicologica incide sulle scelte 

“Oltre ai dati medi nazionali, basati cioè sulla popolazione generale, è interessante approfondire quelli che noi chiamiamo incroci, che servono a vedere come la variabile in gioco cambi in funzione della situazione sociodemografica o della condizione psicologica dei cittadini intervistati”, spiega la professoressa Guendalina Graffigna, Ordinario all’Università Cattolica e direttore dell’EngageMinds HUB. La ricerca di EngageMinds HUB è stata condotta su un campione di oltre 9000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione, ed è stata realizzata con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview).

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Vacanze estive 2023, boom di prenotazioni per le spiagge 

Le vacanze estive sono ancora lontane? Non tanto, almeno stando ai dati delle prenotazioni. Che, dopo il periodo difficile legato alla pandemia, sono tornate a correre. Anche in modalità anticipata, così da non farsi sfuggire location e occasioni migliori. Insomma, il Covid non condiziona più le scelte degli italiani: a dirlo è una rilevazione del tour operator romano AllTours in collaborazione con Making Science.

Meglio in anticipo 

Se all’inizio del 2021 e del 2022 le prenotazioni anticipate erano ancora frenate dall’incertezza, ora le richieste di preventivo registrate da AllTours segnano un +43% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Buono anche il trend delle richieste di preventivo con un +38%, un indicatore significativo se si considera che il tour operator, tra le realtà leader del settore Mare Italia, gestisce in media, per la stagione estiva, quasi 15 mila prenotazioni per 600 strutture ricettive diverse. Nonostante l’inflazione, i clienti del tour operator – per la quasi totalità italiani – non sembrano disposti a fare rinunce in tema di vacanze: assieme alle prenotazioni aumenta anche lo scontrino medio, che segna un +14%. La spesa media di ogni famiglia per le vacanze estive 2023 al momento sfiora infatti i 2 mila euro, quasi 250 in più rispetto alle prenotazioni registrate lo scorso anno. 

Pagamento a rate, l’incentivo a investire di più

La formula del pagamento a rate senza interessi, introdotta nel maggio del 2022 grazie a una partnership con Scalapay e ad oggi scelta già dal 18% dei clienti, incoraggia la propensione a una spesa maggiore. Se il ritorno alle prenotazioni anticipate è generalizzato, la fascia tra i 45 e i 60 anni risulta la più propensa a programmare per tempo le vacanze estive, mentre gli over 60, e in particolare i pensionati, non soggetti a vincoli lavorativi, spesso si dimostrano più attendisti.

Mare e isole al top

Tra le aree geografiche più rappresentate dal campione di strutture di AllTours – Sardegna, Sicilia e Puglia ¬– la meta che registra il trend di crescita più netto è la Sicilia con un +39% di prenotazioni rispetto al 2022, seguita dalla Sardegna (+35%). Le due destinazioni isolane, che nelle stagioni 2020, 2021 e 2022, a causa dell’emergenza Covid, hanno intercettato molti turisti italiani in precedenza orientati verso mete esotiche, sono raggiunte in queste settimane dalle prenotazioni di clienti fidelizzati da anni, di nuovi clienti, ma anche di clienti che hanno scoperto o riscoperto le destinazioni italiane proprio negli anni della pandemia. Buono anche il trend della Puglia con un +24% sul 2022.

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Assegno unico: a febbraio 2023 aumenta l’importo

Lo annuncia l’Inps: da febbraio 2023 aumenta l’importo dell’Assegno unico e universale (AUU) per i figli a carico. Dal 1° marzo 2023 coloro che tra gennaio 2022 e febbraio 2023 hanno presentato, o presenteranno, la domanda di Assegno unico beneficeranno dell’erogazione d’ufficio senza dover presentare una nuova domanda. I dati della domanda, infatti, saranno automaticamente prelevati dagli archivi dell’Inps, che procederà a liquidare il beneficio in continuità. Resta obbligatorio il rinnovo dell’Isee per poter usufruire dell’importo completo, e i richiedenti dovranno comunicare eventuali variazioni delle informazioni precedentemente inserite nella domanda trasmessa all’Inps prima del 28 febbraio 2023.

La novità è legata all’età dei figli e all’Isee

Per quanto riguarda la decorrenza della prestazione, per le domande presentate entro il 30 giugno 2023, l’Assegno unico è riconosciuto a decorrere dal mese di marzo del medesimo anno. La novità che riguarda il 2023 per l’assegno unico è l’aumento, in arrivo da febbraio. La novità è legata all’età dei figli e all’Isee. L’Inps è infatti già pronto a riconoscere le maggiorazioni e la rivalutazione dell’Assegno unico universale. E gli aumenti spettanti saranno erogati “a partire dalla mensilità di febbraio 2023, fatto salvo il diritto a eventuali conguagli spettanti a decorrere da gennaio 2023”’, annuncia il direttore generale dell’Istituto, Vincenzo Caridi. 

Aumenti del +50% per i nuclei familiari numerosi

La manovra 2023 apporta significative modifiche agli importi spettanti alle famiglie beneficiarie di assegno unico con figli di età inferiore a un anno e per i nuclei familiari numerosi, con tre o più figli a carico, con la presenza di almeno un figlio in età compresa tra uno e tre anni. In particolare, per il 2023 è previsto l’aumento del 50% della maggiorazione forfettaria per i nuclei con almeno 4 figli, che sale a 150 euro mensili a nucleo. L’aumento del 50% è per i nuclei familiari numerosi, con tre o più figli a carico, limitatamente ai figli di età compresa tra uno e tre anni, per i quali l’importo spettante per ogni figlio aumenta del 50% per livelli di Isee fino a 40.000 euro.

Tra i beneficiari anche i nuclei con figli disabili

L’aumento del 50%, da applicare agli importi spettanti secondo le fasce Isee di riferimento, è riservato anche per i nuclei familiari con figli di età inferiore a 1 anno. La manovra, riferisce Adnkronos,  interviene anche in favore dei nuclei con figli disabili, disponendo la corresponsione a regime degli aumenti riconosciuti nel corso del 2022. Gli importi definitivi saranno comunicati con una successiva circolare dell’Inps, anche per tenere conto della rivalutazione legata all’aumento del costo della vita. Rivalutazione che sarà resa nota con decreto ministeriale entro la metà di gennaio.

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Il risparmio e le scelte finanziarie degli italiani

Oggi in Italia la quota delle famiglie risparmiatrici supera il 53%, avvicinandosi ai livelli pre-pandemia. Cresce poi la percentuale di reddito risparmiata, che si attesta all’11,5% rispetto al 10,9% del 2021. Tuttavia, solo il 17% degli italiani risparmia avendo in mente uno scopo preciso: il 30% lo fa per ragioni puramente precauzionali. Si tratta di alcune evidenze tratte da L’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani nel 2022, condotta da Doxa per Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi. Un’indagine che Doxa conduce dal 1982 per conto del Centro Einaudi per analizzare motivazioni, obiettivi e scelte di un campione rappresentativo di risparmiatori italiani.

La sicurezza è al primo posto tra le caratteristiche desiderate degli investimenti

Secondo l’indagine, la sicurezza si conferma al primo posto tra le caratteristiche desiderate degli investimenti (57%), seguita dalla liquidità. Tra le maggiori preoccupazioni emerge invece la valutazione del rischio delle diverse soluzioni di investimento (53% circa). Persiste poi la tendenza a tenere disponibilità liquide in eccesso per motivi precauzionali. L’improvvisa accelerazione dell’inflazione contribuisce tuttavia a ridurre il grado di soddisfazione associato alla detenzione della liquidità. Cresce inoltre il gradimento per il risparmio gestito: almeno un prodotto è presente nel 21% dei portafogli del campione, sia pure con una marcata differenziazione a livello territoriale.

Si mantengono basse le adesioni alla previdenza integrativa

Si riduce invece la quota investita in obbligazioni (dal 29% al 23% dei portafogli), mentre resta contenuta, sebbene in leggera crescita, la percentuale degli investitori in azioni (4,8%). Da segnalare anche il crescente interesse verso gli investimenti alternativi (39% del campione), in particolare l’oro (24,8%) e i fondi etici-ESG (13% circa, che sale oltre il 22% tra i laureati). Ma gli intervistati appaiono relativamente sereni sul proprio tenore di vita in età anziana. Si mantengono basse le adesioni alla previdenza integrativa (17,6% del campione), e ancora più contenuta risulta la diffusione di polizze LTC (14% circa). Appare quindi urgente promuovere una cultura assicurativa che faccia crescere la consapevolezza dei possibili rischi e delle soluzioni che il mercato può offrire.

Digitalizzazione e innovazione saranno gli assi portanti del rilancio

Il focus dell’indagine sugli imprenditori fa emergere diversi segnali positivi. In risposta alla crisi, più del 35,7% ha innovato i propri prodotti, il 39,6% ha accelerato sul fronte della digitalizzazione, il 34,7% ha puntato sulla promozione online e il 23% sulle vendite online. Digitalizzazione e innovazione saranno gli assi portanti del rilancio, insieme alle relazioni di parternariato (33%) e agli investimenti nella formazione (31%). Preoccupa la debolezza dei giovani sul fronte dell’alfabetizzazione finanziaria e assicurativa. Solo il 2,3% infatti si dichiara molto interessato ai temi dell’economia e della finanza. E il tempo medio dedicato all’informazione su questi argomenti è di 17 minuti alla settimana.

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Cosa cercano gli italiani in vacanza? Tradizione, autenticità e cibo tipico

E’ stata un’estate all’insegna della ripresa dei flussi turistici, per fortuna, ma anche una stagione caratterizzata da alcuni precisi trend che è interessante esplorare. Quali sono stati dunque i motivi che hanno spinto gli italiani a muoversi? La risposta arriva da una recente ricerca condotta da Bva Doxa per il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina, che ha voluto indagare la passione dei nostri connazionali per gli spuntini salati della tradizione, rivisitati in chiave contemporanea.

Una storia da raccontare

La riscoperta di prodotti antichi e delle cucine tradizionali come espressione dei valori di un tempo è un vero e proprio trend: per 1 italiano su 2 (48%) la cucina tipica locale esprime la vera identità dei luoghi in cui è nata. Un altro fattore di attrazione è la varietà territoriale ed enogastronomica del nostro Paese: per 4 italiani su 10 (38%) la cucina locale è sempre diversa, a seconda della cultura e della tradizione del territorio e per il 33% parla di autenticità, in quanto specchio della memoria locale. Per 3 italiani su 10 (soprattutto Millennials) la cucina tipica locale si degusta alternando un pasto completo a tanti spuntini tipici, con finger food in movimento.

Lo snack del pomeriggio è salato

Per gli italiani il desiderio di scoprire i piatti della memoria locale cresce, ed è ancor più forte in vacanza. Ma quando sono fuori dalla propria zona di residenza, in che modo amano gustare la cucina di territorio? Se da un lato i boomer, tra i 55 e i 74 anni, si rivelano dei “conservatori” preferendo un pasto completo da consumare seduti a tavola (60%), sono i Millennials a dettare le nuove regole: per 3 italiani su 10 (soprattutto nella fascia 18-34 anni) la cucina tipica locale si degusta alternando un pasto completo con tanti spuntini tipici a base di finger food in movimento. Non solo, il 15% sostituisce direttamente i pasti con tanti break nel corso della giornata. In merito al luogo ideale per concedersi uno spuntino in vacanza, per 1 italiano su 2 coincide con l’immersione nella natura oppure con la contemplazione di un monumento o una bellezza architettonica, contro il 23% che preferisce il momento della passeggiata. Ma la domanda viene da sé: spuntino dolce o salato? Per quasi 4 italiani su 10 non c’è dubbio, il vincitore è lo spuntino salato, mentre il 27% ama alternarlo con il dolce e il 19% si rivela “rigoroso”, riservando il salato al pomeriggio e il dolce per la mattina.

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Bollette ed elettrodomestici: quanto consumano e a quali non si rinuncia?

Con il prezzo dell’energia alle stelle la tentazione di staccare la spina per abbattere il costo delle bollette è forte. Basti pensare che in questi primi 8 mesi dell’anno una famiglia tipo ha speso per la sola bolletta elettrica circa 776 euro. D’altronde, gli elettrodomestici ci semplificano la vita, e sarebbe difficile tornare a fare il bucato a mano o usare la ghiacciaia per conservare i cibi. Quali sono quindi gli elettrodomestici a cui gli italiani non rinuncerebbero mai? Facile.it, con l’aiuto di mUp Research e Norstat, lo ha chiesto a un campione rappresentativo della popolazione nazionale, calcolando quanto questi apparecchi pesino sulla bolletta e considerando i consumi indicati nelle etichette energetiche dei dispositivi e il prezzo dell’energia applicato nel 2022 dal mercato tutelato per una famiglia tipo. 

Il più energivoro è il frigorifero

Dall’indagine emerge che l’elettrodomestico più amato dagli italiani è la lavatrice. Sarà che l’idea di tornare a lavare a mano i panni spaventa molte persone, di fatto il 62,7% degli intervistati ha dichiarato di non poterne fare a meno. Ma costa fare il bucato in lavatrice? Dal punto di vista dei consumi, considerando una lavatrice in classe A acquistata nel 2020, il costo annuo in bolletta è pari a 91 euro. Al secondo posto, battuto di un soffio, si posiziona il frigorifero, che conquista il 61,7% delle preferenze.
Dal punto di vista dei consumi, questo elettrodomestico rappresenta però uno dei dispositivi più energivori. Considerando che rimane in funzione 24h al giorno, un frigorifero da 350 litri con congelatore integrato, in classe A, comprato più di due anni fa, costa in bolletta 142 euro l’anno.

C’è chi rinuncerebbe a televisore, forno e lavastoviglie

Sul gradino più basso del podio si trova il televisore, oggetto ritenuto irrinunciabile dal 40% dei rispondenti. Non sorprende vedere come la percentuale sia nettamente più altra tra gli over 65, dove raggiunge il 55%, mentre crolli al 23% tra gli intervistati con età compresa tra i 18 e i 24 anni. Dal punto di vista dei consumi, ipotizzando un uso giornaliero di 4 ore, un televisore LCD da 40 pollici costa 35 euro l’anno. Quarto e quinto posto sono occupati da due elettrodomestici che spesso troviamo vicini nelle nostre cucine: il forno e la lavastoviglie. Il primo è stato indicato come irrinunciabile dal 19% dei rispondenti, mentre il secondo dal 14,6%. Considerando l’uso di ognuno di essi 1 volta ogni due giorni, il costo in bolletta per un forno elettrico da 70 litri è pari a 62 euro, mentre per una lavastoviglie è di 88 euro.

Dall’aspirapolvere al ferro da stiro passando per il condizionatore

Continuando a scorrere la graduatoria degli elettrodomestici più amati dagli italiani troviamo l’aspirapolvere (11,5%), mentre staccati per poco nelle posizioni basse della classifica si posizionano la macchinetta del caffè (9,7%), l’aria condizionata (9,4%) e il forno a microonde (7,4%). L’ultima posizione è occupata dal ferro da stiro (7%). Tra questi elettrodomestici, il sorvegliato speciale dal punto di vista dei consumi è il condizionatore, che secondo le stime di Facile.it può costare in bolletta fino a 232 euro.

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