Mercato immobiliare: prosegue l’indebolimento, compravendite -9,7% 

Il progressivo incremento dei tassi di interesse e la ritrovata selettività del ceto bancario hanno bruscamente interrotto un meccanismo che pareva destinato ad accrescere in maniera costante anche le aspirazioni più fragili. Ovvero, l’acquisto della prima casa.
Nel 2023 le compravendite hanno subito un calo del -9,7%, e la quota di compravendite assistita da mutuo è passata dal 48,4% del 2022 al 39,9% del totale degli acquisti del 2023

È quanto si legge nel 1°Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma, che analizza la congiuntura del settore con focus su 13 mercati intermedi (Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno Taranto, Trieste, Verona).

Potenziale spostamento della domanda verso l’affitto

Le difficoltà di accesso al mercato della compravendita hanno favorito un potenziale spostamento di interesse della domanda verso l’affitto, che rispetto allo scorso anno è cresciuta del 3%.
In altre parole, nel 2023 48mila nuclei familiari hanno rinunciato ad acquistare una casa a favore dell’affitto.

In questo contesto la rigidità dei valori immobiliari, che in Italia caratterizza storicamente le fasi di inversione ciclica, finisce inevitabilmente per ampliare le distanze tra aspettative dell’offerta e disponibilità della domanda, contribuendo a rallentare ulteriormente l’attività transattiva.
Secondo Nomisma, il calo delle compravendite registrato nel 2023 è imputabile esclusivamente alla componente di domanda, uscita dal mercato perché dipendente dal credito (-26%), mentre gli acquisti senza mutuo continuano a crescere (+4,8%).

Le dinamiche locali non sono omogenee

La variazione positiva che ha interessato i valori delle abitazioni dei mercati intermedi, seppur modesta (+1,2% usato, 1,7% ottimo stato) è una sintesi di dinamiche locali tutt’altro che omogenee.

Ad esempio, se i mercati di Messina e Ancona fanno segnare una flessione nominale dei prezzi (rispettivamente -2,2% e -1%), quelli di Trieste e Novara (+3,2%, +3%) evidenziano una variazione positiva di entità doppia rispetto alla media dei mercati.
Non basterà, quindi, un atteggiamento più accomodante da parte della BCE per determinare un’immediata risalita delle transazioni, ma sarà necessaria una fase di normalizzazione che agevoli il ripristino di condizioni più favorevoli alla domanda.

Locazione: non si arresta la crescita dei canoni

Sul fronte della locazione non si arresta la crescita dei canoni (+2,9% annuo). 
La media sintetizza però una certa variabilità tra i mercati monitorati, dal calo di Messina (-1,3%), alla stabilità di Bergamo (+5,1%) fino al picco di Perugia (+5,2%).

Lo spostamento di interesse verso la locazione metterà ancora più in evidenza il sovraffollamento di un comparto che già oggi sconta un’evidente carenza di offerta.
Quanto ai tempi medi di vendita nel residenziale si assiste a una certa stabilizzazione (da 5,2 a 5,6 mesi). Anche in questo caso tra i mercati si assiste a una certa variabilità, con i tempi di vendita che oscillano tra 3,5 mesi di Trieste e 6 mesi di Ancona.

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Evasione fiscale: meno evasori fermati, aumenta il denaro “recuperato”

Lo segnala l’Ufficio studi della CGIA: in Italia il numero delle persone arrestate per violazioni penali di natura tributaria è in diminuzione, e aumenta il gettito recuperato attraverso la lotta all’evasione fiscale. 
Nel 2022 il recupero dell’evasione è stato di 20,2 miliardi di euro e nel 2023 di 24,7 miliardi. Quanto agli arresti, il numero minimo di persone ‘ammanettate’ per aver commesso un reato tributario si è verificato nel 2016, nel 2021 si è verificato il picco massimo (411) e nel 2022 il numero è sceso a 290.

Quali sono le cause che hanno assicurato questi risultati? L’applicazione della cosiddetta compliance, l’introduzione della fatturazione elettronica, l’obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi, nonché gli effetti dello split payment in capo a chi lavora con la PA e del reverse charge per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni. 

Quanto sottratto al fisco sta diminuendo, l’evasione è all’11,2%

Anche la stima dell’evasione fiscale è in calo. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), nel 2021 l’evasione tributaria e contributiva presente in Italia era pari a 83,6 miliardi di euro.

Sempre nel 2021, l’Ufficio studi della CGIA stima che l’evasione fiscale sia all’11,2%. Significa che a fronte di 100 euro incassati dall’erario, 11,2 euro rimangono indebitamente nelle tasche degli evasori.
Le differenze territoriali sono molto marcate. Se in Calabria l’infedeltà fiscale è del 18,4%, in Campania del 17,2% e in Puglia del 16,8%, nella Provincia Autonoma di Trento, scende all’8,6%, in Lombardia all’8% e nella Provincia Autonoma di Bolzano al 7,7%. 

No a uno Stato di polizia tributaria

Se la lotta all’evasione passa anche attraverso l’azione repressiva, con l’arresto di chi si rende responsabile di questi reati, finora non siamo stati in grado di ‘misurare’ l’efficacia di tale attività punitiva.

Infatti, non esiste alcuna analisi realizzata dall’Amministrazione fiscale o dal ministero della Giustizia in grado di valutare ex post gli effetti prodotti dall’azione repressiva del nostro fisco, sia per quanto concerne le risorse recuperate sia in ordine alla deterrenza esercitata.
Tuttavia, in Italia non occorre istituire uno Stato di polizia tributaria per combattere l’evasione, anche se per contrastare maggiormente l’evasione bisogna essere inflessibili.

Sì a un fisco più equo

Tutto ciò senza essere costretti a inasprire la disciplina penale tributaria con l’intento giustizialista di mandare in galera gli evasori e buttare la chiave. Almeno, fino a quando non verrà dimostrato che il ricorso alla pena restrittiva della libertà personale risulti essere uno strumento in grado di dissuadere le persone a non fare il loro dovere fiscale e a recuperare le somme evase.

Nel frattempo, per ridurre l’infedeltà fiscale e allinearci agli standard dei Paesi europei meno interessati da questo fenomeno è auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza. Garantendo un gettito sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e aiutare chi si trova in difficoltà. 

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Casa sostenibile: addio al Superbonus, ma la sfida green non si ferma

Lo rileva la settima edizione dell’Osservatorio Smart Home-Green Home di Eumetra: le famiglie italiane si dimostrano sempre più attente all’ambiente. Almeno, fra le mura domestiche. Sebbene solo circa una casa su 10 (12%) possa essere considerata veramente efficiente, e complessivamente, solo un terzo delle famiglie (34%) abbia fatto almeno qualcosa in direzione della transizione energetica, il trend rilevato a metà 2023 è comunque in crescita rispetto al periodo analogo del 2022.
Appena un anno fa, le case veramente efficienti erano il 10%, e quelle almeno parzialmente efficienti, il 28%. 

Questo, considerando che lo stop al Superbonus è avvenuto a febbraio. La sospensione all’agevolazione non aveva ancora completamente impattato ‘sulla’ sostenibilità delle abitazioni.

Stop alla cessione del credito: l’impatto sul “cappotto”

Sicuramente lo stop al Superbonus sta avendo e avrà un impatto sul processo verso l’efficientamento energetico, tuttavia, la transizione green continuerà.

Più in particolare, una conseguenza maggiore sull’avvio di opere impegnative, come l’isolamento termico perimetrale (il cosiddetto ‘cappotto’), che richiedono investimenti iniziali consistenti, burocrazia complessa, nonché il disagio derivante dal cantiere, la avrà lo stop alla cessione del credito.
Il 27% di chi non è propenso a investire in queste opere dichiara infatti che lo stop della cessione del credito sta impattando sulla loro decisione. Rapportati alla popolazione, i non propensi a investire in questo tipo di opere, rappresentano comunque il 14% delle famiglie.

Impianti fotovoltaici e climatizzatori ne risentono meno

Ma su altre opere o dotazioni, forse, l’impatto potrebbe essere minore. Ad esempio, se il costo della componente energia continuerà ad aumentare la propensione a dotarsi di impianto fotovoltaico, che sarebbe ammortizzato in tempi più brevi, potrebbe rimanere allettante.
Dichiarano che lo stop alla cessione del credito influirà sulla loro decisione di investire in tal senso il 22% dei non propensi all’acquisto futuro. Che al netto dei già possessori, dei propensi almeno genericamente e degli incerti, rappresentano il 5% della popolazione.

Altri fattori, come cambiamento climatico e temperature alte per lunghi periodi, inducono le famiglie a dotarsi di apparecchiature come un climatizzatore. Primo acquisto o sostituzione, si tratta comunque di tecnologie nuove, che consumano meno energia e garantiscono maggior benessere.

La potenza del fattore moda

In questo caso, lo stop alla cessione del credito fermerebbe il 15% dei non propensi all’acquisto futuro. Al netto degli acquirenti recenti, dei propensi e degli incerti, rappresentano il 6,5% della popolazione.

In ogni caso, un altro driver potente è il fattore ‘moda’, che induce a dotarsi di elettrodomestici innovativi, come ad esempio il piano da induzione per la cottura dei cibi, in sostituzione del classico fornello a gas.
Restano infatti a disposizione altri incentivi fiscali, come le detrazioni fiscali, ma soprattutto sembra ormai avviato un percorso ‘culturale’ verso l’efficientamento energetico unito alla ricerca di maggiore comfort.

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Emergenza caro spesa: si compra meno ma si spende di più

L’inflazione insiste nel mettere alla prova il potere d’acquisto delle famiglie italiane, che sempre più ricorrono per i loro acquisti ai discount, in crescita del 10,5%. Di fatto, la sensazione dei consumatori di spendere sempre di più per comprare meno è confermata dai dati Istat sulle vendite al dettaglio. Anche nel mese di luglio il calo del volume degli acquisti raggiunge il 4,5% su base annua, a fronte di una spesa superiore del 2,7%. Intanto il governo cerca di stringere sul patto salva-spesa, che potrebbe rientrare nell’accordo sul trimestre anti-inflazione. 

Col paniere salva-spesa risparmi di 4 miliardi

Si tratta di un’iniziativa che dal primo ottobre offrirà un paniere di prodotti di prima necessità a prezzi calmierati nei negozi, super e ipermercati aderenti, contrassegnati da un bollino tricolore.
“Perché funzioni realmente – dichiara Assoutenti – il paniere salva-spesa deve vedere seriamente impegnate tutte le parti in causa, dal commercio ai produttori, e deve portare a un sensibile ribasso dei prezzi”.
Un ribasso del 10% sui prodotti del carrello della spesa, stima l’associazione, porterebbe a risparmi di 4 miliardi, pari a oltre 155 euro per la famiglia media nell’arco del trimestre. Più scettica, l’Unione nazionale consumatori bolla la bozza di intesa come “parole includenti, generiche e prive di impegni precisi”.

Crescono solo le vendite dei prodotti a basso prezzo

L’iniziativa interverrebbe in un contesto di consumi fiacchi dove le vendite dei prodotti a basso prezzo sono le uniche in crescita. La Coldiretti registra anche un ritorno della cucina povera dei piatti anti spreco preparati in quasi 7 famiglie su 10, dalla frittata di pasta alla panzanella e alle polpette recuperando della carne rimasta, ma anche la ribollita o i canederli. In generale, secondo Confcommercio, non è allarmante il dato puntuale sulle vendite di luglio, che vede rispetto a giugno una crescita del +0,4% in valore e un calo del -0,2% in volume, è “invece preoccupante il quadro che si sta delineando mettendo a sistema gli indicatori congiunturali relativi a terzo trimestre”.

Difficoltà maggiori per le piccole imprese

Per l’anno in corso, riporta Ansa, lo stesso traguardo di una variazione del Pil all’1% sarebbe in discussione. Confesercenti sottolinea che le difficoltà sono maggiori per le piccole imprese, con vendite in calo anche in valore, e che per oltre metà dei negozi di moda i saldi estivi hanno avuto scontrini inferiori al 2022. Intanto a svuotare i portafogli dei consumatori continua a pensarci la benzina, con il servito che raggiunge i 2,1 euro al litro, secondo le elaborazioni di Quotidiano Energia.

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ICT, in Italia aumentano le PMI innovative

Il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) ha visto un aumento dell’0,12% nel numero di imprese registrate rispetto all’anno precedente, raggiungendo un totale di 11.253 aziende. Tra queste, 1.436 sono piccole e medie imprese (PMI) innovative nel settore delle ICT, pari a un aumento dell’11,4% rispetto ad aprile 2022. Le startup ICT sono state 9.817, con un calo del -1,34% rispetto al medesimo periodo. Questi dati emergono dal quinto rapporto di monitoraggio dei trend demografici delle startup e PMI innovative nel settore ICT, presentato oggi da Anitec-Assinform e InfoCamere.

Oltre il 70% sono ICT digitali

Delle imprese registrate, la maggioranza (7.997 aziende, pari al 71,1%) sono considerate “ICT-digitali,” poiché hanno codici Ateco riconducibili al settore ICT e/o dichiarano di svolgere attività digitali nella sezione “Vetrine” del registro speciale. Le rimanenti 3.256 imprese (28,9%) sono classificate come “solo Ateco,” utilizzando codici Ateco associati al settore ICT ma senza specificare attività digitali nella sezione “vetrine”. Nonostante un rallentamento nella crescita, il complesso delle startup e PMI innovative nel settore ICT continua a mostrare una dinamica più robusta rispetto ad altre industrie. Attualmente, la quota combinata di imprese ICT con codice Ateco e digitali con vetrine ma senza codice Ateco rappresenta il 70% del totale delle 16.169 aziende registrate. Questo dato evidenzia un aumento rispetto a ottobre 2022, quando la quota era del 69%, con 11.487 imprese su un totale di 16.554 aziende registrate.

La maggiore concentrazione in Lombardia, Lazio e Campania

Le startup e PMI innovative nel settore ICT sono concentrate principalmente in Lombardia, Lazio e Campania, rappresentando insieme oltre il 50% delle imprese registrate. Lombardia è in testa con il 28,7% delle startup e PMI innovative nel settore ICT, seguita da Lazio (13,8%) e Campania (8,8%). Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Puglia, Toscana e Sicilia hanno anch’esse una buona rappresentanza. La densità di queste imprese è particolarmente alta in Lombardia, dove oltre il 66% delle nuove imprese innovative nel settore ICT costituisce il totale delle nuove imprese ICT degli ultimi 5 anni. Questa densità è particolarmente elevata nelle regioni dove la concentrazione delle filiere ICT è già alta, come Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige.
Il rapporto indica che il rallentamento della crescita delle startup e PMI innovative nel settore ICT è stato influenzato da diversi fattori, tra cui l’instabilità geopolitica, l’aumento dei costi energetici, dei tassi d’interesse e dell’inflazione, che hanno scoraggiato l’iniziativa imprenditoriale. La prudenza crescente nel settore privato nel concedere credito e la sospensione delle registrazioni telematiche hanno avuto un impatto negativo sul numero di nuove imprese costituite. Nel 2022, le nuove registrazioni di startup innovative sono diminuite del -32,0%, passando da 2.321 a 1.537, mentre le PMI innovative hanno registrato una riduzione del -16,3%, passando da 258 a 216.

Si tratta soprattutto di microimprese 

Le startup e PMI innovative nel settore ICT sono principalmente microimprese, con oltre due terzi di esse impieganti fino a 4 addetti. Circa l’80% di queste aziende ha un capitale proprio inferiore a 50.000 euro e un terzo ha un valore della produzione inferiore a 100.000 euro. Questo è dovuto al ricambio costante della popolazione imprenditoriale, poiché le imprese consolidate perdono lo status di startup innovativa col passare del tempo. Preoccupa il fatto che solo il 16% delle startup e PMI innovative nel settore ICT sia fondata da persone under-35, mentre le imprese guidate da donne rappresentano solo l’11,9%. Inoltre, le aziende con manager stranieri come maggioritari o esclusivi sono solo il 3,5%.

Il core business? Prodotti e servizi ad alto valore tecnologico

Le startup e PMI innovative nel settore ICT, riferisce Adnkronos, si concentrano su prodotti e servizi ad alto valore tecnologico, con particolare attenzione ai digital enabler come lo sviluppo di app, servizi di cloud computing, cybersicurezza e altro ancora. Secondo Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform, la crescita di queste imprese continua a rappresentare un indicatore importante dell’innovazione tecnologica e del dinamismo del settore. L’importanza dei “digital enabler” è evidente, dove IA, Big Data, Blockchain e Cybersecurity sono pilastri fondamentali per il successo delle startup e PMI innovative nel settore ICT. 

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Arredo ecologico per l’ufficio: idee e consigli

L’arredo ecologico per l’ufficio è una scelta responsabile e sostenibile che può avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla salute dei dipendenti.

Se questa è la direzione che hai deciso di seguire per l’arredo del tuo ufficio, abbiamo pensato di seguito di illustrare alcune idee interessanti e consigli utili per arredare l’ufficio in modo ecologico, utilizzando materiali sostenibili e riducendo gli sprechi.

Mobili ecologici

I mobili ecologici sono realizzati con materiali sostenibili e possono essere riciclati o smaltiti in modo eco-sostenibile. Ecco alcune idee per arredare l’ufficio con mobili ecologici:

Mobili in legno certificato

Il legno certificato è prodotto in modo sostenibile e responsabile, ovvero garantendo la conservazione delle foreste e dei loro ecosistemi. Esistono mobili in legno certificato di vario tipo per l’ufficio come scrivanie, sedie e librerie.

Mobili in bambù

Il bambù è un materiale sostenibile e rinnovabile, che cresce rapidamente senza che sia necessario impiegare sostanze chimiche o pesticidi. Puoi scegliere mobili in bambù per il tuo ufficio, esistono bellissime scrivanie, sedie e scaffali.

Mobili in cartone

I mobili in cartone sono una scelta ecologica per arredare un ufficio perché sono realizzati con un materiale facilmente riciclabile e biodegradabile.

Il cartone poi è un materiale notoriamente leggero e resistente, che può essere facilmente trasportato e assemblato, e non richiede l’utilizzo di colle o altri adesivi dannosi per l’ambiente.

Uno dei tanti vantaggi dei mobili in cartone è che questi possono essere riciclati o smaltiti in modo eco-sostenibile, tramite il riciclo o il compostaggio, senza causare danni all’ambiente. Ciò significa che, alla fine del loro ciclo di vita, i mobili in cartone possono diventare un nuovo prodotto ecosostenibile, contribuendo alla riduzione degli sprechi e dei rifiuti.

Illuminazione eco-sostenibile

L’illuminazione eco-sostenibile può aiutare a ridurre il consumo di energia elettrica e l’emissione di gas serra. Ecco alcune idee per l’illuminazione eco-sostenibile dell’ufficio:

Lampade LED

Le lampade LED sono più efficienti delle lampade tradizionali e durano più a lungo. Puoi utilizzare le lampade LED per l’illuminazione del tuo ufficio, riducendo il consumo di energia elettrica.

Luce naturale

L’utilizzo della luce naturale può aiutare a ridurre l’uso dell’illuminazione artificiale e a migliorare il benessere dei dipendenti. Il consiglio è quello di posizionare le scrivanie e le postazioni di lavoro vicino alle finestre per sfruttare al meglio la luce naturale.

Idee utili per un ufficio eco-friendly

Ci sono tante cose che puoi fare per consentire al tuo ufficio di riuscire a ridurre l’impatto ambientale e a creare uno spazio salubre per i dipendenti. Ecco alcune idee in merito:

Carta riciclata

L’utilizzo della carta riciclata per la stampa dei documenti può aiutare a ridurre la deforestazione e l’impatto ambientale dell’industria cartaria. Puoi utilizzare la carta riciclata per la stampa dei documenti, riducendo l’utilizzo di carta vergine.

Riduzione degli sprechi

La riduzione degli sprechi può aiutare a ridurre l’impatto ambientale del tuo ufficio e a risparmiare sui costi operativi. Ecco alcune idee per ridurre gli sprechi:

Fare la differenziata

Il riciclo della carta, della plastica e del vetro può ridurre l’impatto ambientale dell’ufficio, oltre a quello dei costi di smaltimento dei rifiuti. È possibile posizionare i bidoni della differenziata in punti strategici dell’ufficio, come la sala riunioni o la breakroom.

 

Conclusioni

L’arredo ecologico per l’ufficio è un’ottima scelta per chi desidera un ambiente di lavoro che sia al tempo stesso sano, sostenibile e responsabile.

Utilizzando mobili e soluzioni ecologiche ed eco-sostenibili, è possibile creare uno spazio di lavoro che sia davvero confortevole e rispettoso dell’ambiente.

Scegliere arredi ecologici significa dunque fare la propria parte per la salvaguardia dell’ambiente e per il benessere dei dipendenti stessi.

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Quattordicesima 2023: come la spenderanno gli italiani?

A stimarlo è Confesercenti sulla base di un sondaggio condotto con Ipsos: tra la seconda metà di giugno e la prima settimana di luglio circa 10 milioni di italiani riceveranno una mensilità in più, per un totale di circa 14 miliardi di euro. Un’iniezione di liquidità che potrebbe generare 6,8 miliardi di euro di consumi da parte delle famiglie, una spinta considerevole, che si riverserà soprattutto sul turismo. Tra gli utilizzi più indicati per la quattordicesima c’è infatti la voce vacanze, scelta dal 51% degli italiani, e per la quale si stima che verranno ‘usati’ 3,7 miliardi di euro. 

Dallo shopping per i saldi estivi a pagare debiti, mutui e finanziamenti 

Segue l’intenzione di investirla nello shopping durante i saldi estivi (25%, circa 1,8 miliardi di euro), o l’acquisto di altri prodotti (18%, 1,3 miliardi di euro), e parte delle restanti risorse (circa 4,7 miliardi di euro), verrà impiegata per saldare conti in sospeso o pagare spese obbligate. Il 21% userà almeno una parte della quattordicesima per pagare debiti (circa 1,5 miliardi di euro), e il 15% per pagare mutui e finanziamenti (poco più di 1 miliardo di euro).

Vacanze studio, salute o investimenti?

Un altro 15%, invece, investirà parte delle risorse in più per pagare centri estivi o vacanze studio per i figli (1.106 milioni circa), mentre il 14% sceglierà spese legate alla sanità o alla salute (1.018,7 milioni). Inoltre, secondo le stime di Confesercenti, circa 1,5 miliardi di euro andranno a finire nel risparmio, fortemente eroso da questi mesi di alta inflazione. Il desiderio di impiegare parte o tutta la quattordicesima per incrementare le proprie riserve è indicato solo dal 21% degli intervistati, mentre il 12% indica anche fini di investimento, cui saranno riservati oltre 870 milioni di euro.

Dopo una primavera ‘fredda’ un’accelerazione per i consumi

“L’effetto quattordicesima potrebbe dare un’accelerazione importante dopo una primavera ‘fredda’ per i consumi, a causa della corsa dei prezzi e dell’aumento del peso delle spese obbligate sui budget familiari – commenta Confesercenti -. Si conferma dunque la necessità di salvaguardare il potere d’acquisto degli italiani: noi proponiamo di agire attraverso la leva fiscale, detassando gli aumenti retributivi previsti dai rinnovi dei contratti nazionali. Ci sono milioni di lavoratori in Italia che attendono il rinnovo del contratto, e un intervento di questo tipo velocizzerebbe la contrattazione e sbloccherebbe risorse per le famiglie. Secondo le nostre stime, porterebbe per il solo 2023 a una spesa per consumi aggiuntiva di 2,8 miliardi”.

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Bonus Gas e Luce 2023, ripartono le agevolazioni

Nell’ultimo anno i prezzi di luce e gas hanno subito un aumento notevole. Pertanto, la riconferma del Bonus Gas e Luce da parte dell’esecutivo anche per il 2023 è da individuarsi principalmente nella difficoltà di un numero sempre maggiore di famiglie e imprese di far fronte al pagamento delle bollette di gas e servizi elettrici.
Grazie all’introduzione del Sistema Informatico Integrato e ai Servizi Proattivi dell’Inps, che consente il rilascio automatizzato del Bonus, quest’anno non occorre presentare alcuna richiesta. Infatti, il sistema permette di ricevere in automatico lo sconto in bolletta, se ovviamente si è in possesso dei requisiti. L’unica azione da compiere è quella di procedere alla compilazione del proprio Isee, rivolgendosi a un CAF o utilizzando l’Isee precompilato online.

Destinato a più di 30 milioni di italiani

Secondo le stime, saranno più di 30 milioni gli italiani che usufruiranno del Bonus, un numero sempre più alto negli anni, soprattutto per effetto dell’intervento su uno dei requisiti principali per richiederlo, la soglia Isee. Con la Legge di Bilancio 2023 è stata alzata e fissata a 15mila euro.
Gli altri requisiti consistono all’appartenere a un nucleo familiare con almeno 4 figli a carico e ISEE non superiore a 20mila euro, essere percettori di Reddito di Cittadinanza o Pensione di Cittadinanza, essere intestatari di un contratto di fornitura elettrica o gas naturale o di fornitura condominiale centralizzata, avere patologie gravi e certificate che necessitano di apparecchi elettrici di tipo medico. In questo caso, si tratta del Bonus disagio fisico, riservato alle sole utenze domestiche.

Le misure definite da Arera

Le misure definite da Arera per il Bonus prevedono l’annullamento delle spese generali di sistema per le utenze cosiddette a ‘bassa tensione’, il potenziamento del Bonus per le utenze domestiche in cui vivono persone in condizioni economicamente svantaggiate o in gravi condizioni di salute, la possibilità di pagare le bollette in 10 rate mensili, e la riduzione dell’IVA al 5% sulle bollette del gas per utenze domestiche e non domestiche.
Diversi fattori contribuiscono a variare l’importo del Bonus. Nel caso di Bonus Gas, riguardano la categoria d’uso associata alla fornitura, la zona climatica, il numero di componenti della famiglia. Nel caso di Bonus Luce, invece, rilevante è soprattutto il numero dei componenti del nucleo familiare Isee.

La rateizzazione della bolletta

Una delle agevolazioni riconosciute con il Bonus è la possibilità di rateizzare gli importi fino a 10 rate e senza interessi.
I fornitori di energia hanno dato alcune indicazioni ai venditori, come ad esempio, il divieto di sospendere la fornitura in caso di mancato pagamento senza prima aver sollecitato il pagamento e proposto un ulteriore piano di rateizzazione.
Ulteriori indicazioni, che possono comunque essere facilmente modificabili dal venditore, riguardano il valore delle rate, che non deve essere inferiore a 50 euro, e una prima rata pari al 50% dell’importo complessivo.

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Milano, Monza Brianza e Lodi: l’imprenditoria si tinge di rosa

Buone notizie per quanto riguarda l’imprenditoria nell’area di Milano, Monza Brianza e Lodi, in particolare quella femminile. Lo afferma la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: il numero delle imprese “rosa” è aumentato del 5% in quattro anni. Si tratta di circa 3mila imprese in più rispetto alla precedente rilevazione.

Sono il 18,3% del totale delle imprese

Sono 71.250 le imprese femminili a Milano Monza Brianza Lodi al terzo trimestre 2022 e rappresentano il 18,3% del totale delle imprese di questi territori. Erano 71.094 un anno fa e 67.852 al terzo trimestre 2018, pre Covid. Oggi sono 3.398 imprese in più del 2018 tra Milano Monza Brianza Lodi, di cui 2.684 in più per Milano. A trainare la crescita nell’ultimo anno sono soprattutto le attività professionali scientifiche e tecniche, del 5,9%, che oggi contano 6.661 imprese nell’area geografica osservata. In particolare sono 56.161 le imprese di Milano e area metropolitana, + 0,2% in un anno e + 5% in quattro anni. Sono 12.288 a Monza e Brianza, +0,4% in un anno e +6,2% in quattro anni. Sono 2.801 a Lodi, stabili in quattro anni. 

I servizi primo settore di attività per le donne

Il primo settore per imprenditoria femminile è quello dei servizi. Questo comparto comprende il 61,7% di tutte le imprese femminili dei tre territori, seguito dal commercio con il 24,3%. Nel complesso, le imprese femminili delle tre aree danno lavoro a 183.464 addetti. Di questi, 146.278 sono concentrati a Milano, 30.280 a Monza Brianza e 6.906 a Lodi. 

Focus sulle donne

Insomma, il focus è sulle donne, tanto che Marzia Maiorano, presidente Comitato Imprenditoria femminile Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi, ha dichiarato: “Puntiamo a un nuovo protagonismo femminile in un mercato globale innovativo e sostenibile. Cerchiamo una maggiore sensibilizzazione grazie al coinvolgimento del mondo imprenditoriale e associativo verso una governance sostenibile”.  
“Occorre puntare alla leadership inclusiva, rispettare le diversità e valorizzare le unicità delle persone, con un impatto positivo anche dal punto di vista economico” ha commentato Chrystelle Simon, DCM Diversity, Equity & Inclusion Leader di Deloitte Central Mediterranean, intervenuta al convegno “L’Italia che vogliamo è più donna” tenutosi a Milano nei giorni scorsi.

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11 milioni di italiani in difficoltà per l’aumento dei prezzi

Per “colpa” della guerra e dell’inflazione, abbiamo tutti assistito negli ultimi tre mesi a un deciso rincaro dei prezzi. E questi aumenti hanno impattato, e non poco, sui bilanci delle famiglie italiane. Tanto che oltre 1 italiano su 4, dato equivalente ad oltre 11 milioni di individui (26%), ha dichiarato che l’aumento dei prezzi in corso ha avuto un impatto molto negativo sul proprio bilancio familiare. Lo spiega la ricerca che Facile.it ha commissionato a mUp Research e Norstat per fotografare come i consumatori stiano affrontando l’attuale scenario economico. 
Per far fronte ai rincari gli italiani hanno adottato diverse strategie; c’è chi ha ridotto, se non del tutto eliminato, alcune voci di spesa (66% dei rispondenti), mentre oltre 4,7 milioni di individui per far quadrare i conti, hanno dovuto lasciare indietro alcune spese comunque scadute come, ad esempio, le bollette di luce e gas o le rate del condominio.

Come cambia il carrello della spesa

La pioggia di rincari ha comportato anche un mutamento nelle abitudini di acquisto. E’ infatti cambiata la composizione del carrello della spesa: secondo l’indagine, molti hanno affrontato i rincari orientandosi su marchi più economici (41%) o cambiando punto vendita (28%). Soluzioni spesso non sufficienti tanto che, comunque, 35 milioni di consumatori hanno ridotto, se non addirittura eliminato, dalla loro tavola alcuni alimenti; non solo dolci (46%), snack (44%), alcolici (39%), ma anche alimenti come carne (43%) e pesce (30%). C’è addirittura chi ha ridotto notevolmente l’acquisto di frutta (4,5 milioni di individui), pasta (3,4 milioni) e verdura (2,9 milioni). Ancora,  il 48% ha deciso di limitare i viaggi e 2 italiani su 3 hanno ridotto le uscite al ristorante.

Auto e casa

Il caro-benzina è uno dei problemi con cui tutti gli automobilisti hanno dovuto fare i conti; per far fronte agli aumenti il 46% dei rispondenti, molto semplicemente, ha detto di aver ridotto l’uso dell’auto nel tempo libero, mentre il 47% ha cercato di risparmiare prestando maggiore attenzione nella scelta della pompa di benzina.  Quasi 1 automobilista su 3, invece, ha modificato il proprio stile di guida al fine di ridurre il più possibile il consumo di carburante. Per quanto riguarda le spese di casa, gli italiani hanno cercato di far fronte agli aumenti di luce e gas impegnandosi nella riduzione dei consumi, ad esempio facendo più attenzione all’illuminazione domestica (61%), abbassando il riscaldamento (46%), ottimizzando l’uso degli elettrodomestici (42%) o consumando meno acqua calda (26%).

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