Anno nuovo, vecchie truffe: il phishing attira con falsi regali

Nell’ultimo periodo dell’anno, caratterizzato da allegria e vendite abbondanti, gli esperti di Kaspersky hanno individuato casi di phishing costruiti intorno alle festività di Natale e Capodanno.
In pratica, i truffatori hanno mascherato il furto di dati personali e denaro come omaggi per le feste.

Alcuni siti di phishing miravano infatti a ottenere dati infiltrandosi nei social media e negli account di messaggistica personali degli utenti sotto varie spoglie. Quindi, richiedevano informazioni che una volta ottenute venivano inviate direttamente nelle mani dei truffatori.
In questo modo, i truffatori potevano ottenere l’accesso completo all’account, portando potenzialmente al furto dell’identità digitale, all’accesso alle conversazioni private e alla possibilità di fingersi la vittima per ulteriori attività dannose.

Presi di mira account personali a Singapore

Uno di questi episodi di phishing è stato segnalato a Singapore. I truffatori hanno creato un sofisticato sito di phishing rivolto ai privati con la promessa di pagamenti per il nuovo anno, apparentemente provenienti dal Ministero delle Finanze di Singapore.

Questo sito ingannevole è stato progettato per imitare il profilo del ministero in modo da renderlo credibile. Per ricevere il pagamento, veniva richiesto ai visitatori di inserire i dati del proprio account Telegram.

Imitare le banche per le offerte di Capodanno

Un’altra tecnica di phishing era una lotteria con le banche. Poiché Capodanno è un periodo di offerte e regali vantaggiosi, i truffatori hanno creato siti di phishing che invitavano gli utenti a partecipare a lotterie con l’obiettivo di ottenere i loro dati bancari per derubarli.
Un caso di frode di Capodanno è stato rivolto ai cittadini delle Filippine, attirati su un sito web dove sono stati invitati a girare una ruota per avere la possibilità di vincere una somma di denaro.

Dopo il lancio, agli utenti è stata mostrata la presunta vincita, ed è stato chiesto di scegliere tra varie banche dove depositare i presunti guadagni. Dopo aver effettuato la scelta, gli utenti si sono ritrovati su siti di phishing progettati per simulare interfacce bancarie online legittime. La mossa finale della truffa mirava infatti a ottenere l’accesso alle credenziali bancarie.

False gift-box di criptovalute senza Pokémon

La posta in gioco nel mercato delle criptovalute è molto alta: rubare un portafoglio anche con solo pochi bitcoin può fruttare ai truffatori un profitto significativo. Pertanto, si impegnano molto a creare e-mail e siti di phishing credibili, rendendo così più difficile per l’utente notare qualcosa di sbagliato.

In uno di questi casi i truffatori hanno creato una pagina di phishing copiando l’offerta ufficiale di Courtyard.io, un sito che consente di convertire oggetti fisici da collezione in token. Courtyard.io invitava gli utenti a registrarsi e ad acquistare una gift-box di Capodanno contenente una carta Pokémon.
I truffatori hanno creato una pagina di phishing con la stessa offerta. Ma per ricevere la scatola i visitatori dovevano collegare un portafoglio di criptovalute.

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Cybersecurity: l’era AI cambia il panorama delle minacce?

Con l’avanzamento del progresso tecnologico e i cambiamenti della società nelle conversazioni globali si sta affermando il termine ‘AI’.
La crescente diffusione dei Large Language Model (LLM), le sempre più diffuse preoccupazioni per la sicurezza e la privacy legano l’Intelligenza artificiale direttamente al settore della cybersecurity.

L’ultimo Security Bulletin (KSB) di Kaspersky evidenzia la profonda influenza dell’AI sul panorama delle minacce IT del 2023. I ricercatori di Kaspersky spiegano come gli strumenti di Intelligenza artificiale abbiano aiutato i criminali informatici nelle attività malevole durante l’anno, mostrando anche le potenziali applicazioni difensive di questa tecnologia. E mostrano l’evoluzione del panorama delle minacce legate all’AI nel futuro.

Vulnerabilità più complesse

Con l’integrazione di LLM che seguono le istruzioni su un numero sempre maggiore di prodotti rivolti agli utenti finali, emergeranno nuove e complesse vulnerabilità nell’intersezione tra AI generativa probabilistica e le tecnologie deterministiche tradizionali. Ciò amplierà la superficie di attacco che i professionisti della sicurezza informatica dovranno proteggere, richiedendo agli sviluppatori di studiare nuove misure di protezione.
Un esempio è l’approvazione da parte dell’utente per le azioni avviate dagli agenti LLM.

I red teamer e i ricercatori sfruttano l’AI generativa per realizzare strumenti innovativi di cybersecurity, che potrebbero dare vita a un sistema di assistenza che utilizza LLM o machine learning. Questo strumento potrebbe automatizzare le attività di red teaming, offrendo indicazioni basate sui comandi eseguiti in un ambiente pentesting.

L’AI non sarà il driver di un cambiamento radicale

Il prossimo anno i criminali potrebbero migliorare le proprie tattiche utilizzando le reti neurali e sfruttando gli strumenti di AI per creare contenuti fraudolenti più convincenti. Grazie alla possibilità di generare senza sforzo immagini e video realistici le minacce legate a frodi e truffe si aggraveranno.

Nonostante le tendenze descritte, gli esperti di Kaspersky rimangono scettici sul fatto che l’AI possa cambiare significativamente il panorama delle minacce in tempi brevi.
Se da un lato i criminali informatici stanno adottando l’AI generativa, lo stesso vale per gli addetti alla cybersicurezza, che utilizzeranno gli stessi strumenti, o addirittura più avanzati, rendendo improbabile un’alterazione significativa del panorama degli attacchi.

Regolamentazione: il contributo del settore privato

Lo sviluppo tecnologico diviene anche una questione di policy e regolamentazione. Il numero di proposte di regolamentazione legate all’AI è destinato ad aumentare, e le aziende tecnologiche possono fornire indicazioni preziose per le discussioni su questo tema a livello nazionale e globale.

Per segnalare o identificare i contenuti generati dall’AI saranno necessarie più normative e policy per i provider, che continueranno a investire in tecnologie di rilevamento.
Gli sviluppatori e i ricercatori, dal canto loro, contribuiranno ai metodi di watermarking dei media creati dall’AI per facilitarne identificazione e tracciabilità.

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Sviluppo dell’energia fotovoltaica e competitività delle imprese: il caso del Piemonte

Il Piemonte è notoriamente una regione a forte vocazione industriale, con un tessuto economico composto da piccole e medie imprese.

In questo contesto, lo sviluppo del fotovoltaico industriale assume un ruolo strategico per la competitività delle imprese, in un periodo storico in cui i prezzi per l’approvvigionamento energetico sono superiori alla media europea.

Piemonte al quarto posto per quanto riguarda il fotovoltaico industriale

Ad oggi nella regione Piemonte gli impianti fotovoltaici che sono installati presso imprese manifatturiere, edili e settore terziario producono circa 828 GigaWatt.

Con questo dato il Piemonte si piazza al quarto posto dopo la Lombardia (1.572 GigaWatt), l’Emilia-Romagna (1.096 GigaWatt) e il Veneto (1.021 GigaWatt).

Necessità di un sostegno allo sviluppo dell’autoproduzione

La Regione Piemonte ha evidenziato la necessità di un rafforzamento del sostegno agli impianti di autoproduzione per aumentare la competitività delle imprese in un contesto di prezzi energetici superiori alla media europea.

In particolare Giorgio Felici, il Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, ha dichiarato che “Il contributo della nostra Regione è importante ma non basta. A fronte di prezzi dell’elettricità per un’impresa italiana che sono superiori del 57% rispetto alla media Ue, la necessità di un rafforzamento del sostegno allo sviluppo degli impianti di autoproduzione diventa fondamentale per accrescere la competitività e lo sviluppo delle imprese“.

Ruolo della sostenibilità nelle attività produttive

Le imprese piemontesi sono dunque sempre più incoraggiate a puntare sulla sostenibilità, con sforzi già visibili tra i piccoli imprenditori, ma richiedono politiche mirate e lo snellimento della burocrazia per facilitare la trasanzione verso fonti energetiche rinnovabili.

Abbiamo accettato la sfida di assistere le imprese piemontesi verso una maggiore sostenibilità, peraltro già praticata dai nostri artigiani – prosegue Felici – infatti cresce il numero dei piccoli imprenditori già impegnati a ridurre il consumo energetico delle proprie attività ma questi sforzi dovranno essere accompagnati da politiche e interventi orientati a rafforzare la transizione energetica e la sostenibilità ambientale. Inoltre, bisogna ridurre drasticamente la burocrazia che, ad esempio, per agevolare l’installazione di impianti rinnovabili per imprese e privati è necessario sbloccare gli incentivi, come quelli per favorire l’autoproduzione di energia“.

L’impatto economico del caro-energia sulle piccole imprese

L’aumento dei prezzi dell’energia ha avuto un impatto significativo sulle piccole imprese italiane, con costi elevati e incidenza sul valore aggiunto prodotto, rendendo prioritaria l’adozione di fonti energetiche più convenienti.

Da una rilevazione di Confartigianato Imprese, emerge come lo scorso anno il caro-energia sia costato alle piccole imprese italiane ben 23,9 miliardi di euro, con un’incidenza del 6,1% sul valore aggiunto prodotto e un maggior onere del 47,5% rispetto ai prezzi della media dell’Eurozona.

Attualmente, nel nostro Paese, i prezzi al consumo di elettricità rimangono superiori del 90% rispetto a quelli del 2019, a fronte del + 42,4% registrato nei Paesi Ue.

Scenario attuale del fotovoltaico in Piemonte

In base a quanto evidenziano i dati Terna di fonte Gaudì che sono stati pubblicati dall’associazione Italia Solare, alla data del 31 dicembre 2022 la regione Piemonte è la quinta in Italia per potenza cumulata connessa (1.995 MW) preceduta soltanto da Lombardia, Puglia, Emilia-Romagna e Veneto. Èla quarta invece per il numero di impianti (85.669) dietro la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna.

Nel 2022 nella regione Piemonte sono stati installati in tutto 8.677 impianti per una potenza totale di 211 MW. Nel capoluogo in particolare, sono stati 104 i nuovi impianti installati, a conferma del fatto che il fotovoltaico a Torino proceda gradualmente assieme all’intera regione. In attesa di conoscere i dati definitivi per il 2023, si tratta di dati che fanno ben sperare per il futuro.

Conclusioni

Lo sviluppo del fotovoltaico industriale in Piemonte è un processo in corso, ma che ha già raggiunto risultati significativi.

La Regione ha messo in campo politiche e strumenti di sostegno per incentivare l’adozione di tali tecnologie, ma è necessario continuare a lavorare per ridurre la burocrazia e facilitare l’accesso agli incentivi.

La crescita del costo dell’energia rende ancora più urgente lo sviluppo del fotovoltaico industriale, che può contribuire a ridurre i costi energetici delle imprese e a migliorare la loro competitività.

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NetRetail Books: per gli italiani il digitale fa bene alla lettura 

Secondo NetRetail Books, lo studio su abitudini di lettura e acquisti digitali di libri degli italiani, realizzato da Netcomm, il Consorzio per il Commercio Digitale Italiano con il supporto di Amazon, un lettore italiano su due dichiara di leggere di più grazie alle librerie online. E per sette italiani su dieci il web facilita la scoperta di nuovi titoli e autori.

Di fatto, gli italiani abituati a leggere libri su qualsiasi formato (cartaceo, digitale, audiolibro) sono il 49,6% della popolazione, con una maggiore propensione per la carta (43%) rispetto ai formati digitali (22,3%) e gli audiolibri (11%). Ma quattro italiani su dieci leggono libri su due o più formati.

L’identikit del lettore

Inoltre, due lettori su tre pensano che i negozi online e le librerie fisiche siano complementari, ma la quota di lettori è decisamente più elevata tra le donne (55% vs 44,2% uomini), e le fasce d’età con maggiore propensione alla lettura sono rappresentate dagli over 65 (53,8% di lettori) e gli under 25 (52,4%).

In particolare, in queste due fasce sono presenti i cosiddetti lettori forti, ovvero quelli che leggono più di 11 libri in un anno, corrispondenti all’8% della popolazione.
Inoltre, i lettori che più si affidano ai canali online per informazioni di lettura sono di età compresa tra 25 e 44 anni.

Alla scoperta (online) di nuovi titoli e autori 

In particolare, chi ha tra 24 e 34 anni indica come primo touchpoint i suggerimenti trasmessi da booktoker e influencer, mentre chi ha tra 35 e 44 usa più i motori di ricerca per scoprire nuovi titoli e autori.

La rilevanza dell’e-commerce per la scoperta di novità editoriali cresce con la propensione alla lettura. Per i lettori forti è il secondo touchpoint (28,8%) dopo le raccomandazioni di amici e conoscenti (44,2%), ma prima dei contenuti social di influencer e BookTokers (25,2%), vetrine (25,2%) e recensioni online (24,5%).
Ma anche per il 37,1% di lettori che acquistano solo in negozi fisici i canali online rappresentano un punto di riferimento importante per la scelta del libro.

Più si legge più si è “multicanale”

In generale, per il 63,7% dei lettori italiani i negozi online sono complementari alle librerie, ma più il lettore è forte più è propenso a utilizzare formati diversi.
Tra coloro che usano un solo tipo di formato, quelli che leggono solo eBook leggono più frequentemente, a conferma che il canale digitale supporta la domanda di lettura dei lettori forti.

Ma più le persone leggono più acquistano libri differenziando i canali (online e offline). Infatti, oltre il 70% dei lettori forti ha un approccio multicanale all’acquisto, e negli ultimi 12 mesi quasi il 60% degli acquirenti ha acquistato sia in negozio sia online. Il 46,4% della popolazione online, invece, ha acquistato almeno un libro in un negozio fisico e il 46,8% almeno un libro online.

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Intelligenza artificiale, quanto ne sappiamo?

L’Intelligenza Artificiale è ormai parte integrante della nostra vita da diversi anni, spesso utilizzata senza che ce ne accorgiamo, ad esempio attraverso i nostri smartphone. Negli ultimi tempi, sono emersi sul mercato nuovi strumenti chiamati “Intelligenza Artificiale Generativa,” come ChatGPT e Midjourney, capaci di creare nuovi contenuti semplicemente descrivendoli.

Questo fenomeno rappresenta una sorta di rivoluzione che ci pone domande sul nostro rapporto con le macchine, sempre più creative, e sul tipo di società con cui dovremo confrontarci. L’ultima edizione dell’Osservatorio Nuove Tecnologie di Ipsos, in collaborazione con Vincenzo Cosenza, approfondisce proprio il tema dell’Intelligenza Artificiale e della GenAI dopo aver esplorato le attitudini delle persone in Italia verso il Metaverso.

Il tema è noto, la fiducia alta

Dai risultati emersi, l’Intelligenza Artificiale risulta essere il tema tecnologico più conosciuto, con un aumento particolare della consapevolezza riguardo alle app di AI Generativa. Anche i livelli di fiducia verso la GenAI sono discretamente alti, sebbene ci sia la richiesta di maggiori garanzie e normative, specialmente in merito alla veridicità delle risposte e alla trasparenza nelle fonti utilizzate per generare il contenuto.

Nel contesto lavorativo, emergono sentimenti contrastanti sull’impatto della GenAI, con prospettive positive come la semplificazione dei processi, la creazione di nuovi lavori e l’aiuto nelle professioni, ma anche preoccupazioni riguardo alla perdita di posti di lavoro e alla minaccia per la creatività.

ChatGpt è l’app più conosciuta

La Chat GPT di OpenAI si distingue come l’app di GenAI più conosciuta, e la sua notorietà può essere attribuita alla sua elevata esposizione mediatica e alla sua interfaccia utente intuitiva. Recentemente, la notizia del ritorno di Sam Altman come Amministratore Delegato di OpenAI ha suscitato interesse e riflessioni sulla governance dell’azienda.

Infine, il sondaggio ha esplorato l’uso attuale della GenAI, rivelando che viene principalmente impiegata per scopi personali e creativi, seguita da utilizzi nel lavoro e nello studio. La fiducia nei confronti dell’AI Generativa è relativamente alta, ma è evidente la necessità di affrontare questioni come la veridicità delle risposte, la trasparenza delle fonti e il rispetto della privacy.

Positive le prospettive per il futuro

Guardando al futuro nel 2040, gli intervistati mostrano una varietà di opinioni sull’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, da prospettive ottimistiche sul miglioramento della qualità della vita alle preoccupazioni sulla sostituzione delle attività umane. Inoltre, emerge un atteggiamento realistico da parte degli italiani riguardo all’impatto dell’Intelligenza Artificiale, con una volontà diffusa di intraprendere percorsi di formazione per acquisire competenze digitali necessarie per il futuro del lavoro.

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Casa sostenibile: addio al Superbonus, ma la sfida green non si ferma

Lo rileva la settima edizione dell’Osservatorio Smart Home-Green Home di Eumetra: le famiglie italiane si dimostrano sempre più attente all’ambiente. Almeno, fra le mura domestiche. Sebbene solo circa una casa su 10 (12%) possa essere considerata veramente efficiente, e complessivamente, solo un terzo delle famiglie (34%) abbia fatto almeno qualcosa in direzione della transizione energetica, il trend rilevato a metà 2023 è comunque in crescita rispetto al periodo analogo del 2022.
Appena un anno fa, le case veramente efficienti erano il 10%, e quelle almeno parzialmente efficienti, il 28%. 

Questo, considerando che lo stop al Superbonus è avvenuto a febbraio. La sospensione all’agevolazione non aveva ancora completamente impattato ‘sulla’ sostenibilità delle abitazioni.

Stop alla cessione del credito: l’impatto sul “cappotto”

Sicuramente lo stop al Superbonus sta avendo e avrà un impatto sul processo verso l’efficientamento energetico, tuttavia, la transizione green continuerà.

Più in particolare, una conseguenza maggiore sull’avvio di opere impegnative, come l’isolamento termico perimetrale (il cosiddetto ‘cappotto’), che richiedono investimenti iniziali consistenti, burocrazia complessa, nonché il disagio derivante dal cantiere, la avrà lo stop alla cessione del credito.
Il 27% di chi non è propenso a investire in queste opere dichiara infatti che lo stop della cessione del credito sta impattando sulla loro decisione. Rapportati alla popolazione, i non propensi a investire in questo tipo di opere, rappresentano comunque il 14% delle famiglie.

Impianti fotovoltaici e climatizzatori ne risentono meno

Ma su altre opere o dotazioni, forse, l’impatto potrebbe essere minore. Ad esempio, se il costo della componente energia continuerà ad aumentare la propensione a dotarsi di impianto fotovoltaico, che sarebbe ammortizzato in tempi più brevi, potrebbe rimanere allettante.
Dichiarano che lo stop alla cessione del credito influirà sulla loro decisione di investire in tal senso il 22% dei non propensi all’acquisto futuro. Che al netto dei già possessori, dei propensi almeno genericamente e degli incerti, rappresentano il 5% della popolazione.

Altri fattori, come cambiamento climatico e temperature alte per lunghi periodi, inducono le famiglie a dotarsi di apparecchiature come un climatizzatore. Primo acquisto o sostituzione, si tratta comunque di tecnologie nuove, che consumano meno energia e garantiscono maggior benessere.

La potenza del fattore moda

In questo caso, lo stop alla cessione del credito fermerebbe il 15% dei non propensi all’acquisto futuro. Al netto degli acquirenti recenti, dei propensi e degli incerti, rappresentano il 6,5% della popolazione.

In ogni caso, un altro driver potente è il fattore ‘moda’, che induce a dotarsi di elettrodomestici innovativi, come ad esempio il piano da induzione per la cottura dei cibi, in sostituzione del classico fornello a gas.
Restano infatti a disposizione altri incentivi fiscali, come le detrazioni fiscali, ma soprattutto sembra ormai avviato un percorso ‘culturale’ verso l’efficientamento energetico unito alla ricerca di maggiore comfort.

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Rischi emergenti: cambiamento climatico al 1° posto, ma preoccupano anche AI e inquinamento

Lo attesta la decima edizione del ‘Future Risks Report’ del Gruppo AXA: dal 2018, con l’unica eccezione nel 2020, quando il rischio maggiormente percepito era legato alla pandemia, in tutti i Paesi del mondo il cambiamento climatico si conferma in cima alla classifica dei rischi emergenti.
Anche in Italia continua a essere la minaccia maggiormente percepita, seguita da inquinamento e nuove malattie.

Tra le novità a livello globale, il rapido salto in avanti dell’Intelligenza artificiale.  
La classifica è stata realizzata in collaborazione con IPSOS attraverso un sondaggio internazionale che ha coinvolto 3.500 esperti e 20.000 cittadini. Obiettivo, comprendere e valutare la percezione della minaccia e dell’impatto dei rischi emergenti sulla società.

Esperti in allerta: guerra cyber legata a instabilità geopolitica?

Nel 2023 i rischi cyber entrano nella Top 3 della popolazione generale, mentre per gli esperti erano sul podio già da 6 anni. Ma gli esperti quest’anno evidenziano anche il rischio di una guerra ‘cyber’, collegandola al rischio di un’instabilità geopolitica, che occupa la terza posizione della classifica.

Tra le novità, a livello globale, anche la preoccupazione sui rischi legati allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale e dei Big Data, che registrano il maggior aumento nella classifica degli esperti, passando dal 14° posto nel 2022 al 4° posto nel 2023.Si tratta di un tema su cui emerge ancora la scarsa consapevolezza dell’Europa, e in particolare dell’Italia, dove nella Top 3 dei rischi maggiormente percepiti dalla popolazione viene posto l’inquinamento, mentre persiste, al 3° posto, il timore per nuove pandemie e malattie infettive.

Aumenta il senso di vulnerabilità

“Alla base – commenta Giacomo Gigantiello, ceo del Gruppo assicurativo AXA Italia – c’è un persistente senso di vulnerabilità avvertito delle persone”.
Il senso di vulnerabilità resta infatti elevato in tutto il mondo: a livello nazionale l’84% degli esperti (erano il 76% nel 2020) si sente più vulnerabile rispetto a cinque anni fa e a livello locale lo è il 73%. Era il 64% nel 2020.

Una tendenza evidente anche nella popolazione generale, con un aumento di chi si sente vulnerabile del 7% in tre anni, sia a livello nazionale sia locale.
A livello europeo, i cittadini italiani sono tra coloro che avvertono un maggiore senso di vulnerabilità.

Cresce la fiducia nelle assicurazioni

Tuttavia, in controtendenza rispetto al 2022, cresce a livello globale la fiducia nei confronti dei diversi attori coinvolti nel limitare le conseguenze di nuove crisi globali, con un chiaro ruolo assegnato agli assicuratori.

In Italia, il 30% dei cittadini sostiene che le istituzioni sono preparate a gestire i rischi legati al cambiamento climatico (vs 27% del 2022), e rispetto al 2022 cresce anche la convinzione che il settore privato possa dare un contributo importante a questo tema (31% vs 26% 2022).
Il 92% degli esperti e il 65% dei cittadini italiani (primi in Europa insieme agli spagnoli) ritiene, poi, che le assicurazioni avranno un ruolo importante nel limitare l’impatto dei rischi futuri sulla società.

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Sanità: un italiano su tre ha rinunciato a curarsi nell’ultimo anno

Sono quasi 14 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno rinunciato a sottoporsi a una o più visite o cure mediche. In pratica, un italiano su 3, e al Sud e nelle Isole la percentuale arriva addirittura al 37,5%.
Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, tra coloro che hanno rinunciato a esami, visite e operazioni, la frequenza maggiore è stata riscontrata per oculistica (36%), dermatologia (35,6%) e odontoiatria (35,5%).

Ma non manca chi ha scelto di non curarsi anche in aree mediche come ginecologia (25%) o cardiologia (26%).
Le ragioni? Il 64% di chi Fra chi ha scelto di non curarsi lo ha fatto a causa dei tempi di attesa troppo lunghi e il 60%, circa 8,3 milioni di italiani, per i costi troppo elevati.

Con il SSN circa 77 giorni di attesa

Numeri così alti non sorprendono: chi nell’ultimo anno si è curato solo attraverso il SSN ha affrontato, in media, liste di attesa di circa 77 giorni, valore influenzato certamente anche dalla scarsità di personale medico nelle strutture pubbliche.

Liste d’attesa che tendono ad allungarsi fino a quasi raddoppiare, a seconda dell’area geografica e della specializzazione richiesta.
Proprio a causa dei tempi così dilatati 14 milioni di italiani hanno dichiarato di essersi rivolti a una struttura privata.
Chi ha fatto questa scelta si è dovuto confrontare, in media, con liste di attesa di circa 15 giorni, non di 77.

Quanto si spende nelle strutture private? 

Chi si è curato in una struttura a pagamento ha speso, in media, 335 euro per ogni approfondimento specialistico (nel Centro Italia si sfiorano 400 euro).
Gli importi medi pagati dai pazienti sono stati sensibilmente diversi anche a seconda dell’area specialistica, e vanno da 117 euro per gli esami del sangue a 144 euro per la ginecologia, da 210 per la dermatologia a 610 per la chirurgia generale fino a 716 euro per l’odontoiatria.
Per far fronte a questi costi il 77% degli intervistati ha utilizzato i propri risparmi.
Solo il 20% ha potuto usufruire di un’assicurazione sanitaria, mentre il 15% ha dovuto chiedere un sostegno economico ai familiari, e il 5% si è rivolto a una banca o una società finanziaria.

C’è chi ha dovuto cambiare regione per curarsi

Sempre nell’ultimo anno, poi, oltre 2,4 milioni di persone hanno dovuto cambiare regione per sottoporsi a esami, visite o interventi.
Sebbene il fenomeno sia stato rilevato in tutto il Paese, sono le aree del Centro Italia quelle dove la percentuale di chi ha cambiato regione per curarsi è più alta (11,5% rispetto al 7,4% rilevato a livello nazionale).
Le regioni verso cui ci si è spostati con più frequenza? Sono Lazio (27%), Lombardia (19%), Emilia-Romagna (15%) e Veneto (11%).

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Bonus Caldaia: come sfruttare le agevolazioni?

Sfruttare il Bonus Caldaia 2023/2024 consente di risparmiare fino al 90% su costi di listino e installazione, a patto di rientrare in determinati requisiti.
Non solo, considerate le nuove disposizioni UE, gli ultimi mesi dell’anno potrebbero rappresentare l’ultima chiamata per coloro che desiderano sostituire l’attuale caldaia con un prodotto più efficiente, ma che si serve ancora di combustibili fossili.
Di fatto non esiste al momento un’agevolazione indipendente, ma diversi bonus che consentono di risparmiare sul nuovo impianto: Bonus Mobili ed Elettrodomestici, Bonus Ristrutturazione, Ecobonus, e Superbonus 90%, che nel 2024 scenderà al 70%.

Sono quindi diverse le possibilità per usufruire del Bonus Caldaia 2023/2024, ma non si tratta di agevolazioni cumulabili, e se ne potrà scegliere solamente una.

Come funziona?

I costi sostenuti vengono recuperati in rate uguali nei successivi 5/10 anni, sulla base del bonus richiesto, mentre fino al 17 febbraio 2023 era possibile richiedere anche lo sconto in fattura, o sfruttare la cessione del credito.

Alcuni venditori hanno però escogitato un espediente: il pagamento di una parte dell’importo attraverso finanziamenti con tassi agevolati, soprattutto per quanto riguarda l’Ecobonus.
Se alcuni requisiti per accedere all’agevolazione restano validi per tutti -possono fare richiesta persone fisiche (proprietari, coinquilini, o conviventi) e imprese, per immobili situati nel territorio italiano non di nuova costruzione – ogni agevolazione prevede requisiti specifici.

Caratteristiche tecniche

Se le caldaie sono a condensazione devono avere almeno la classe energetica A, mentre i sistemi di microcogenerazione devono consentire un risparmio minimo di energia primaria del 20%.
Valgono anche pompe di calore, pompe geotermiche, sistemi ibridi e collettori solari.

In ogni caso, è necessario conservare tutta la documentazione che attesta l’installazione del nuovo sistema di riscaldamento, dalle fatture e ricevute fiscali di tutte le spese sostenute sull’intervento alla dichiarazione di Conformità da parte del tecnico installatore qualificato, fino all’attestazione dei pagamenti e la ricevuta dell’avviso inviato all’ENEA, da effettuare entro 90 giorni dal termine dei lavori.

Le novità per il 2024

Negli ultimi anni le direttive UE sono diventate sempre più stringenti, poiché si approssimano le date ultime per raggiungere importanti obiettivi europei, fra cui il passaggio alla classe energetica E per tutti gli immobili residenziali entro il 2030 (D entro il 2033).
Dal 1° gennaio 2024 scatta poi il divieto di produrre incentivi per sistemi di riscaldamento che si servono di combustibili fossili. Ciò significa che non si potrà più richiedere l’Ecobonus o il Superbonus per installare una caldaia a gas o anche un sistema ibrido che utilizzi in parte un combustibile fossile.
Non solo, tali sistemi di riscaldamento potrebbero essere addirittura vietati a partire dal 2025.

In altre parole, restano ancora pochi mesi per richiedere il Bonus Caldaia, in quanto al momento non si sa se nel 2024 verranno introdotte altre agevolazioni per aiutare le famiglie a migliorare i propri impianti di riscaldamento.

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Lo stato delle acque in Italia… fa acqua 

L’Italia è terza in Europa nella classifica dei paesi con maggiori disponibilità di acqua, dietro solo a Svezia e Francia, e allo stesso tempo è il paese con i maggiori consumi pro-capite di acqua potabile (oltre 220 litri giornalieri) e il secondo per consumi in agricoltura.

In Italia ogni anno vengono prelevati oltre 30 miliardi di metri di cubi di acqua per tutti i tipi di uso: siamo al primo posto tra i Paesi Ue per la quantità di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei.
In termini di prelievi pro-capite, con 155 metri cubi annui per abitante, siamo in seconda posizione, preceduti solo dalla Grecia (158) e seguiti da Bulgaria (118) e Croazia (113).
Emerge dallo studio realizzato dall’Istituto Eurispes sullo stato delle acque in Italia.

Un sistema infrastrutturale antiquato

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato una costante riduzione della quantità di acqua rinnovabile presente sul nostro territorio. Le proiezioni climatiche condotte da ISPRA evidenziano i possibili impatti a breve, medio e lungo termine dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica.

In tema di risorse idriche la principale criticità nel nostro Paese riguarda la presenza di un sistema infrastrutturale antiquato e disfunzionale, concepito sulla base delle necessità degli anni Cinquanta.
L’esempio più emblematico riguarda le perdite idriche nella rete di distribuzione, che nel 2020 sono state pari al 42,2% del volume di acqua immessa. Il che equivale a una perdita pari a 3,4 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno.

Adattarsi ai cambiamenti climatici

L’ammodernamento e il rifacimento della nostra rete idrica è forse uno degli elementi più urgenti da affrontare per recuperarne almeno una parte.
D’altro canto, risulta difficile aspettarsi alti livelli di efficienza da una rete che per il 60% risale ad almeno trent’anni fa, e di cui il 25% ha superato i 70 anni di vita. In diversi centri storici italiani, poi, le tubature risalgono addirittura al periodo post-unitario.

Diventa pertanto sempre più urgente adottare misure di adattamento ai cambiamenti climatici, che favoriscano un uso più razionale ed efficiente delle risorse a nostra disposizione.
Bisogna però prendere atto che la crisi idrica non è dovuta solamente a una carenza, spesso momentanea di materia prima, ma è piuttosto dovuta alla mancanza di impianti e reti adeguate sull’intero ciclo dell’acqua.

Occorre investire con urgenza 

In assenza di investimenti che possano favorire la captazione, l’immagazzinamento, il trasporto, la distribuzione, la depurazione e il riuso delle acque si rischia di cronicizzare il problema rendendo la mancanza d’acqua una questione strutturale. Come, tra l’altro, sta avvenendo in altre aree del pianeta.

Questo rischio è già evidente al Sud, dove la fatiscenza o la totale assenza delle reti (si pensi ad esempio alla mancanza di allacci al sistema fognario in parte della Sicilia), sommate all’apparente incapacità degli Enti gestori di effettuare gli investimenti necessari, creano condizioni di stress idrico, spesso aggravate dalla mancanza di disponibilità della risorsa.

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